Cultur&motive

We wonder Bosso

We wonder Bosso

Gli occhi sono sempre chiusi e quando non suona, ondeggia, come se la musica salisse in lui in un moto perpetuo.

Alla sua destra le mani danzanti del pianista Julian Oliver Mazzariello. Il batterista Nicola Angelucci non guarda mai davanti a se, non è la vista il suo senso, il volto è sempre girato verso destra è l’orecchio che deve sentire. E infine al contrabbasso  Jacopo Ferrazza, perso nel suo strumento tra le braccia.

Il quartetto che il trombettista Fabrizio Bosso ha portato sul palco del teatro Forma di Bari, si è divertito ancor prima di divertire, in un viaggio alla riscoperta della musica di Stevie Wonder. A settembre Bosso, torinese di nascita ma barese d’adozione, ha realizzato un album omaggio al grandissimo artista americano, We Wonder e come lui ci meravigliamo, siamo Stevie Wonder per poco meno di 90 minuti. 

Una esperienza immersiva dove il talento dei quattro musicisti ha danzato di pari passo con l’amore per il loro spirito guida. 

La dolcissima, struggente e delicata Overjoyed, quasi un sussurro di un amore senza fine resterà nei cuori degli spettatori che in una fredda e ventosa serata barese hanno regalato a Bosso e ai suoi musicisti un tutto esaurito. Il suono, unico, vibra nell’aria, gli arrangiamenti non stravolgono l’armonia delle composizioni, pur donandogli una nuova veste. Appare come un lampo Isn’t she lovely, canzone scritta da Wonder per la nascita di sua figlia. Il quartetto culla gli spettatori tra attimi di dolcezza e l’esplosione più pura del sound di Wonder che cresce cresce in un tripudio di gioia con Sir Duke.

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