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È bello vivere liberi come Ondina Peteani

È bello vivere liberi come Ondina Peteani

Nasce tra il mare e il vento di Trieste, operaia nei cantieri navali, a soli diciassette anni l’assurdità della guerra la tormenta.

 Non la immobilizza come capita a tanti, non la porta a nascondersi, ma entra nella Brigata Proletaria e diventa la prima staffetta partigiana d’Italia.

Ondina Peteani per le sue missioni viene arrestata due volte, fugge, viene incarcerata, trasportata su un carro bestiame in un campo di concentramento, vive l’orrore di Auschwitz, le tatuano il suo numero a imperitura memoria, 81.672, ma Auschwitz non la piega. Non incrina neanche un po’ il suo spirito indomito e quando viene trasferita ad Eberswalde, assegnata ai lavori forzati in una fabbrica, riesce a sabotarla e poi a fuggire e a percorrere 1.300 chilometri a piedi per tornare a casa, nella sua Trieste.

«Emozionante è stato tornare a casa. Avevo avuto il tempo di recuperare la sensibilità, l'umanità perduta. Sono stata fra le prime a rientrare, erano i primi di luglio, tre mesi incredibili per attraversare 1300 chilometri circa, in un'Europa in ginocchio, senza più ponti, strade e ferrovie integre. Quando ho abbracciato mamma, papà ed il cane che mi è saltato addosso per farmi le feste e che mi ha riconosciuto, allora sì che ho capito di essere tornata libera»

Ondina Peteani rivive oggi sui palcoscenici teatrali, sull’ultima frase da lei scritta quando in ospedale un medico le chiese di scrivere ad occhi chiusi la prima frase che le veniva in mente, “È bello vivere liberi!”, Marta Cuscunà, autrice e performer di teatro visuale, ha scritto un progetto di teatro civile per un'attrice, cinque burattini e un pupazzo, con gli oggetti di scena Belinda De Vito, luci e audio Marco Rogante, disegno luci Claudio “Poldo” Parrin. L’opera si ispira alla biografia di Peteani scritta dalla storica Anna Di Gianantonio e si dipana tra il monologo civile, i burattini, e il teatro di figura con pupazzi.

Sul palco ritornano le riunioni clandestine della scuola di comunismo, le prime missioni, dove cresce in Ondina il suo unico credo “Resistenza! Perché è bello vivere liberi!” e tutta l’incredibile vita di una impavida partigiana.

Dopo la tappa di Taranto all’auditorium TaTÀ ieri 3 aprile, lo spettacolo andrà in scena il 14 aprile al teatro civico di Caserta.

 

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