Visioni d'insieme

Il giardino dei tarocchi, il sogno di Niki de Saint Phalle

Il giardino dei tarocchi, il sogno di Niki de Saint Phalle

Quando Niki visita il parco Güell di Antoni Gaudì a Barcellona inizia a sognare il suo giardino, enormi sculture di ceramica, vetro e ferro.

 Un sogno incontenibile per maestosità che incontra il freno limitante della realtà. Ma nulla può limitare un sogno. Dopo il primo, quello di Gaudi che ha dato vita al suo, ne incontra un altro, trasformatosi realtà, il Palais Idéal di Parigi realizzato da Ferdinand Cheval, un portalettere. Tutto è possibile. Anche un sogno incontenibile. 

Le immagini iniziano ad affacciarsi nella sua mente. La prima è la fontana di Nana realizzata nel 1974. Nel 1990 viene ingrandita per meglio adattarsi alla grandiosità del sogno e nel 1993 diventa parte del giardino dei Tarocchi, il sogno impossibile di Niki de Saint Phalle.

Catherine Marie Agnès de Saint Phalle, ingombrante già nel nome è la figlia di un banchiere e di un’attrice. Nasce in Francia, si trasferisce a New York ancora bambina in seguito alla crisi del ’29 e torna in Francia per trascorrere le vacanze nel castello Filerval dei nonni. Decide di diventare un’artista, e lo sarà ancor prima che per il suo talento per la  sua ostinazione. Quando nella primavera del ’59 è in vacanza con il marito, lo scrittore Harry Mathews, i due figli Laura e Philip e la coppia di pittori Joan Mitchell e Jean-Paul Riopelle, Niki diventa padrona del suo destino e capitano della sua anima.

La Mitchell la apostrofa come l’ennesima moglie di uno scrittore che si dà alla pittura, lei offesa e ferita lascia marito e figli e si consacra totalmente e definitivamente alla sua arte per “vivere appieno l’avventura artistica, senza quell’equilibrio perfetto tra lavoro, Harry e i bambini”.

Il lavoro diventa il suo tutto “Il mio amante segreto e geloso è sempre lì ad aspettarmi…affonda i denti nella mia anima. Sono sua”.

Niki de Saint Phalle sogna in grande, sempre. E per trasformare quel sogno in realtà ha bisogno di persone, tante. Tutte ugualmente folli sognatori come lei.

“L’entusiasmo è un virus, un virus che riesco a propagare con molta facilità, perché mi permette di fare tutto ciò che voglio, per quanto difficile… Le persone sono molto importanti, essenziali, ma non sono la cosa più importante. Lo è invece il lavoro, l’ossessione totale, il virus” scriverà in quegli anni.

Tutto inizia a prendere forma quando incontra Marella Caracciolo Agnelli a St Moritz, le parla del sogno di un giardino ispirato agli arcani maggiori dei tarocchi. Lei ne parla con i fratelli Carlo e Nicola che mettono a disposizione di Niki la collina di Garavicchio a Capalbio.

Ma la grandezza non era gestibile dal gruppo ristretto di collaboratori e aiutanti di Niki che cerca ovunque chi può condividere il suo sogno.

Nel 1979 arriva Ugo Celletti, un postino. Chiede di poter dare una mano, “per primo tracciò dei sentieri in pietra, poi applicò delle reti di filo di ferro sulle costruzioni di ferro che erano state spruzzate di cemento. Tempo dopo Ugo mi chiese di mettere alla prova la sua abilità di rivestire le sculture con tessere di vetro per specchi dimostrandosi un vero poeta in questo tipo di mosaico” scrisse de Saint Phalle.

Ugo resta con lei sino alla fine, e quando Niki malata si trasferisce in  California lui sorvola l’oceano per insegnare alla nuova squadra come si lavora la ceramica. E’ lì che prende forma il Cerchio Magico della Regina Califia.

I sognatori non mancano, arrivano dal paese, dalle zone limitrofe, il virus travalica i confini nazionale e alla corte della de Saint Phalle arrivano artisti da tutto il mondo.

Le prime sculture che prendono forma sono la Papessa e il Mago, era il 1980. Ma il progetto è una voragine che inghiotte soldi. Niki decide di realizzare un profumo per conto della Jaqueline Cochran Company per finanziare il Giardino. La bottiglietta è un’opera d’arte in perfetto stile de Saint Phalle, la boccetta è oro e blu e sulla sommità due serpenti in vetro intrecciati tra loro. 

Il virus dell’entusiasmo è tale che la fa vivere immersa nel liquido amniotico della sua creatura. Decide di trasferirsi nel cantiere del Giardino, sceglie l’enorme statua dell’Imperatrice. Un seno era la sua camera da letto, l’altro la cucina. I due capezzoli erano le uniche due finestre. Vive così per sette anni. Non pensando ad altro che ai suoi tarocchi, alle enormi statue. 

Ricardo Menon, insostituibile assistente, le fa conoscere Venera Finocchiaro, docente ceramista. “Venera doveva diventare la ceramista del Giardino, si stava immergendo completamente nel suo mondo…Lei viveva nel Giardino e soddisfaceva il mio desiderio di creare oggetti nuovi di zecca, mai esistiti prima nell’arte della ceramica. I suoi bellissimi lavori parlano da sé”.

Di fatto tutte le ceramiche saranno realizzate da Niki e Venera.

Ogni statua è ricoperta da migliaia di tessere. Comprano altri due forni per cuocere direttamente tutto il materiale.

Il compagno di Niki, l’artista Jean Tinguely realizza la Torre di Babele ispirata all’ira di Dio. Una scultura di 3 metri per 4 in ferro saldato. L’ennesimo simbolo della visione di una giovane artista. L’insegna sulla porta recita “Jean Tinguely ha imprigionato ingiustamente l’ingiustizia all’interno della giustizia e ne ha chiuso saldamente la porta”.

Nulla viene lasciato al caso, anche i colori hanno un significato preciso. L’azzurro simboleggia “la profondità del pensiero, del desiderio ardente e della volontà”, il verde la vita, il bianco la purezza, il rosso la forza della creazione e il nero “la vanità e i dolori del mondo”.

La storia del Giardino è la storia di tutte le persone che l’hanno realizzato, pietra dopo pietra. Quando Menon muore di aids, Niki distrutta dal dolore lo rende eterno realizzando per lui il Gatto.

Nel 1991 muore anche Tinguely e Niki, malata da tempo di artrite reumatoide si trasferisce a La Jolla, in California, continuando a distanza la progettazione del giardino.

La costruzione del giardino sembra destinata ad essere perpetua, mentre si lavora a nuovi tarocchi, si ampliano e ristrutturano i vecchi.

Il 15 maggio 1998 il Giardino dei Tarocchi apre al pubblico, anche se il sogno non è ancora stato completato, ma sembra perpetuarsi in un ciclo infinito al quale mette fine la stessa Niki. Nel suo testamento scriverà che la costruzione finirà con lei. Nel 2002 stava lavorando alla realizzazione di un labirinto, ma il 21 maggio Niki de Saint Phalle si spegne.

In quel momento si interrompe la realizzazione del suo sogno. 

Chiunque percorrerà il giardino, potrà leggere pensieri, ricordi e messaggi lasciati dalla de Saint Phalle su viali e muretti, prendendo parte, anche se solo per poco, alla grandezza del suo sogno.

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