I titoli di coda, due schermate, nomi, persone, ringraziamenti. La proiezione privata ha lasciato tracce di commozione negli spettatori.
“Che bello il vestito di scena con le bolle!”, dicono alcune. Giallo come un sole, le bolle azzurre come infinito. Lo ha cucito solo il giorno prima di salire sul palco, ha trovato la stoffa e un taglio qui, una imbastitura là, filo ago e voilà, abito pronto. Lo ha cucito per sé per essere in scena, per recitare parole scritte per lei. All’apertura del sipario avrà forse temuto di non farcela, di perdersi fra le luci e i passi, tra voci e pubblico, lì dove nessuno è un suo invitato, di non ricordare. Non avrà guardato la porta per fuggire, non lo ha mai fatto lei, capace di lottare ogni giorno per difendere libertà minacciate. Ha sceso le scale per essere protagonista in una sera di aprile, parte di una rete che si vorrebbe perfetta come quella che i ragni regalano alla visione dei comuni mortali nelle mattine d’estate tra cladodi di ficodindia. Ha regalato bolle, bolle di sapone, ha donato la leggerezza di una presenza, ha lasciato che il peso delle brutture ricevute rimanesse nascosto dietro le quinte. In scena il giallo, sole che riscalda e culla, l’azzurro come cielo riflesso nel vuoto pieno di una bolla, e poi il soffio lieve che tutto allontana, i brutti pensieri e le improbabili parole.
L’applauso oggi è per lei, per essere chi è, per non essersi arresa mai, per aver lottato fino in fondo, passo dopo passo.
Chi vuole bolle di sapone sotto una luna di fragole?