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I mondi possibili di Escher

I mondi possibili di Escher

Bocciato a scuola dove nulla lo stimolava tranne il disegno, criticato dai suoi maestri che lo definirono “troppo poco artista”, 

Maurits Cornelis Escher non ha mai dubitato del suo innato talento né della sua capacità di guardare con occhi nuovi il mondo che lo circondava.

Nel 1936 andò in Spagna per studiare le decorazioni degli artigiani di Granada e Cordova. Quel viaggio fu la base per 137 acquerelli, raccolti in un quaderno, che riproducono diversi motivi di tassellatura e rappresentano alcuni dei 17 modi di riempire una superficie piana attraverso le operazioni di traslazione, rotazione e riflessione di un unico tassello, oltre a uno studio sulle varie possibilità di colorazione.

Viaggiò a lungo in Italia, terra che ha amato profondamente, in una lettera scritta mentre era a Siena ebbe parole d’amore e d’incanto “il mio cuore non potrebbe assorbire con maggior gratitudine, né il mio animo con maggior sensibilità, l’atmosfera assolutamente nuova nella quale mi trovo a vivere, gli incontri sorprendenti e inattesi [...] che mi offrono ogni giorno in questo posto benedetto....”, di Ravello disse “...Voglio trovare la felicità nelle cose più piccole, come una pianta di muschio di due centimetri che cresce su una roccia e voglio provare a lavorare a quello che desidero fare da tanto tempo: copiare questi soggetti minuscoli nel modo più minuzioso possibile”.

La matematica, le proporzioni, la prospettiva, i calcoli davano alle sue opere una visione diversa, unica, avveniristica “Le idee che stanno alla loro base derivano dalla mia ammirazione e dal mio stupore nei confronti delle leggi che regolano il mondo in cui viviamo. Chi si meraviglia di qualcosa si rende consapevole di tale meraviglia. Nel momento in cui sono aperto e sensibile nei confronti degli enigmi che ci circondano, considerando e analizzando le mie osservazioni, entro in contatto con la matematica. Anche se non ho avuto un'istruzione o conoscenze in scienze esatte, mi sento spesso più vicino ai matematici che ai miei colleghi artisti”.

Ma era di più, o meglio oltre, vedeva più mondi possibili lui di chiunque altro. Saperne vivere uno è già un’arte, crearne di infiniti un genio per pochi. Escher creava infinite visioni possibili.

Una prima visione, un mosaico colorato di chiari e scuri, la seconda,  triangoli che si susseguono, terza visione, uccelli in volo su un cielo scuro, quarta visione quel cielo scuro sono uccelli, anch’essi in volo.

I quadri di Escher vanno guardati e guardati ancora. Superficiale lo sguardo che si ferma un attimo non coglierà alcun segreto, è sempre la fretta la nemica di tutto, ma lui si svela a chi sa indugiare. Una, due, infinite volte.

I particolari sono mondi possibili, se li puoi immaginare esistono e Maurits Cornelis Escher sapeva vederli, crearli, donarli.

“Mi è accaduto durante le passeggiate solitarie per i boschi che circondano Baarn di fermarmi di colpo sui miei passi, colto da una sensazione allarmante, irreale e allo stesso tempo deliziosa: mi trovavo faccia a faccia con l'inspiegabile. Quell'albero davanti a me, come oggetto, come parte dei boschi, può non essere sorprendente. La distanza, lo spazio, che è tra di noi sembra, comunque, improvvisamente enigmatica. Non conosciamo lo spazio. Non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo sentiamo. Siamo in mezzo a esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla. Posso misurare la distanza tra me e un albero, ma quando dico "tre metri", quel numero non svela in alcun modo il mistero. Vedo solo frontiere, segni; non vedo lo spazio vero e proprio. Il vento che soffia sul mio viso pungendomi la pelle, non è spazio. Quando tengo un oggetto tra le mani, non sento l'oggetto spaziale in sé. Lo spazio resta impenetrabile, un miracolo”. Miracoli come quei mondi contrapposti dove nulla è sbagliato, antesignano del multiverso quando non era stato ancora immaginato e se oggi i mondi possibili non si sfiorano neanche, in lui convivono, hanno pari dignità, creano l’armonia dell’insieme. Un cielo che è terra, pavimento, base per archi e colonne che svettano su un l’altro cielo, un’altra terra senza soluzione di continuità.

Nulla ha mai fine, tutto è un divenire.

 

 

Sino al 28 settembre 80 opere di Escher saranno visibili al Castello Conti Acquaviva D’Aragona di Conversano nella mostra organizzata da Arthemisia e curata da Federico Giudiceandrea.

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