Udire è un fenomeno fisiologico, ascoltare è un atto psicologico. Roland Barthes segna il tempo di un alfabeto linguistico moderno.
Si parte dall’ascolto per comprendere il peso di ogni parola, che va cercata e misurata con cura prima di porla sulla bilancia desumente. L’equilibrio perfetto se non è raggiungibile è un obiettivo al quale tendere e per raggiungerlo si passa dalle parole. Da quelle di Vera Gheno e Federico Faloppa ad esempio che nel loro Trovare le parole. Abbecedario per una comunicazione consapevole edito da Edizioni Gruppo Abele segnano la via. “Le parole non sono solo parole: è uno dei leitmotiv di queste pagine. Sia perché la loro elaborazione e la loro comprensione sono operazioni complesse, che influiscono sul nostro sistema cognitivo e riguardano l'attivazione di diverse aree del cervello a seconda di quale significato associamo a ciò che ascoltiamo (come hanno dimostrato i neuroscienziati dell'Università di Berkeley), sia perché - sul piano socio-pragmatico – più il vocabolario è ampio più la competenza linguistica risulta ricca e adeguata alle situazioni, ai contesti, agli interlocutori. E più si acquisi- sce competenza, più è possibile articolare il proprio pensiero, comunicare in un numero maggiore di situazioni, essere più efficaci e anche più "economici": usare parole più precise, strutture ordinate”.
Si va dalla A di ascolto alla Z di zen, nel mezzo tutto ciò che oggi tramite il linguaggio ci limita o ci eleva. Come i filter bubble “l’estremizzazione della tendenza a parametrare la realtà su quello che vediamo noi”, le ecco chamber “la condizione che si crea quando molte persone che hanno una convinzione particolarmente forte si ritrovano in un sistema chiuso che contribuisce a rinforzare le loro idee e a renderle impermeabili ad altre opinioni”. Un manuale piccolo e prezioso, per chi non crede che siano solo parole.