Il bianco immacolato del complesso architettonico illumina il grigiore del cielo in una giornata uggiosa di febbraio, l’ultima, fredda, piovosa.
Bianche le pareti che si innalzano sul piazzale pulito senza alcun segno di trascuratezza, gli scalini a segnare altre evidenti altezze. Reale basilica pontificia minore della Madonna del Pozzo a Capurso, una manciata di chilometri dal capoluogo della regione Puglia, incuriosisce il visitatore per le sue linee esterne, essenziali, un colonnato all’ultimo piano unica rottura con l’edificio. All’interno le navate affrescate, colori che sorprendono, e tutto conduce a lei, alla Vergine, altare maggiore in una piccola nicchia, lì si incontrano le linee di forza, lì lo sguardo è condotto. Nella nicchia l’affresco della Vergine rinvenuto nel pozzo nel 1705 dal sacerdote Domenico Tanzella, lo scopritore dell’effige e del luogo sacro, e da lì il culto, la devozione, le grazie e i miracoli, gli ex-voto, i fedeli. Lui, don Domenico Tanzella nel 1705 era malato, un male inguaribile il responso dei medici. Una notte gli appare la Madonna che lo invita, per guarire, a bere l’acqua dell’antico pozzo di Santa Maria. Don Domenico la beve e guarisce ma deve saperne di più e con due amici si cala nel pozzo, qui l’immagine della Madonna si stacca dalla parete per finire sulle sue braccia. È il segno, l’inizio, dal pozzo alla piccola chiesa, alla basilica.
Sulle pareti gli affreschi, i santi, le statue, i marmi. Nella piccola cappella alla Madonna dedicata la statua della Vergine con il Bambino, sui capi le corone, e la preghiera che a lei il fedele rivolge.
L’acqua, quella che guarisce, quella del pozzo, è nella chiesetta poco distante.