Non scriveremo di nulla, ma siamo qui per dire che un’assenza è una scelta non un caso. Non una svista. Men che meno una dimenticanza.
Ricordiamo tutto ciò che è stato. Vorremmo dimenticarlo nella misura in cui sarebbe possibile cancellarlo. Ma tutto resta, indelebile nella memoria. Resta un senso di inadeguatezza, per questo continuo e ripetuto e volontariamente inutile susseguirsi di parole, incastrate l’una dopo l’altra solo per fare bella figura. Solo per strappare un attimo di indignazione a favore di social. Per questo, l’unica cosa che non faremo e togliere il rispetto a chi è stato. A chi ha scelto di essere. Contro tutti. Non ne parleremo. Non saremo anche in questa occasione inadeguati, perchè vacui e opportunisti. Non saremo pubblicamente tutto questo. Non è un giorno come un altro, ma non è neanche l’unico. Ogni giorno è un solco tra chi siamo e chi crediamo di essere, un punto di partenza per chi vorremmo essere. Non dimentichiamo che giorno è oggi, come ricordiamo domani, il mese scorso, tra due settimane. “Siate sempre capaci di sentire nel profondo di voi stessi, qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque, in qualsiasi parte del mondo”. Cresciuti con un paradigma rivoluzionario che ci impone quanto meno di sentire. Sentire sempre l’altro.
E se ancora lo sentiamo nel profondo, se siamo riusciti a non abituarci, a non considerarlo normale, in parte forse non abbiamo fallito. Non scriveremo una cartella di parole piene di rabbia e indignazione. Se ne abbiamo, e ne abbiamo ancora, non la ostenteremo per cavalcare un’onda.
Non parleremo di ciò che è stato oggi, 23 maggio per tutti noi, non saremo piccoli di fronte ai grandi.