Visioni d'insieme

Nessuna scuola mi consola

Nessuna scuola mi consola

Gli insegnanti non sono altro studenti che siedono dall’altro lato della cattedra.

 Cercano, spesso invano, ma qualcuno resiste, di non far spegnere il fuoco sacro della resistenza alla burocrazia e alla noia. Cercano di mantenere viva la rivoluzione che è in loro e vorrebbero vedere nel mondo. 

Un mondo che a volte è un guado paludoso, una zuppa riscaldata dove quando lei, l’insegnante precaria di Matematica legge un quaderno di appunti di uno dei suoi studenti, “A quel punto mi tiro sulla faccia un’espressione terribilmente delusa e mortificata e comincio una paternale che prende l’abbrivio dell’atteggiamento degli Stoici nei confronti della vita, passa per l’appendice a ‘La banalità del male’ e finisce con ‘Gioventù senza Dio’ per sottolineare quanto io sia decisa dalla mancanza di responsabilità e rispetto, quanto quella carta su cui sono scritti gli esercizi dovrebbe stare alla base di una pira sulla quale darsi fuoco”.

Chiara Valerio è una irresistibile divertente insegnante che tenta di resistere a fango e melma, nel suo Nessuna scuola mi consola, edito da Einaudi.

Lo fa immaginandosi sulle barricate, dove urla la sua verità sulla scuola “Sempre a pensare che i problemi della scuola dipendano esclusivamente dalla preparazione minuziosa dei docenti. E invece dipendono anche. Ma per prima cosa bisogna saper tenere la classe. E chi è entrato in aula una volta nella vita lo sa. Perché la curiosità intellettuale in un mondo solleticato dalla ricerca dello straordinario, del caso mediatico, non è quasi niente. E la storia e le scoperte dell’uomo non sono straordinarie per chi le ha avute sempre cotte senza chiedersi chi le aveva cucinate”.

Chiara Valerio ancor più che scrittrice è una persona dall’intelligenza vivace, beffarda, ironica e sempre in bilico tra scienza e filosofia. Così come poteva mai appellare la collega sempre vestita di nero e senza un briciolo di vita in corpo? Egesia. “come Egesia di Cirene detto il persuasore di morte, non lo conosce? è un personaggio minore, non certo un Aristotele o un Platone, sosteneva che i piaceri della vita sono pochi, che molti sono i dolori, che la conoscenza è incerta, che gli eventi sono dominati dal caso e che dunque il fine ultimo dell'uomo è l'indifferenza tra la vita e la morte e forse, sobillava, la morte stessa è da considerarsi piacevole. La principale opera di Egesia si intitola ‘Colui che si lascia morire di fame’. Aveva spinto al suicidio molti discepoli e ci sarebbe stata una vera moria, altro che vacche, se Tolomeo I non gli avesse impedito l’insegnamento”.

Non c’è scuola che la consola, ma lei ancora una volta consola noi.

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