La finestra sul cortile è una veduta inusuale della città tra i sassi, della vecchia dimora ridotta a rudere resta il fiato sospeso sul nulla.
Tutto sembra fermo in un tempo remoto, pietra su pietra, gli anni passati si contano con le crepe che segnano i muri, quelli che ancora resistono, mentre la natura avanza riempie spazi lasciati vuoti. Proprietà di nessuno, angolo non ancora interessato dalla voglia di conservare, migliorare, restituire ad una funzione.
Tra i vicoli tenuti in ordine la finestra sul nulla è elemento che non destabilizza, ma ricorda a chi lo avesse dimenticato quanto fosse facile vivere una vita difficile. Un ragno tesse rapido la sua tela in un angolo che non conosce umidità, intrappolerà le prede con l’abilità di un tessitore.
Precario equilibrio di forze sulla parete, il lampo di luce è una trama inconsueta di un probabile crollo, eppure tutto resta come era, sospeso in attesa. Una goccia di pioggia solitaria scava la volta lungo un percorso già intrapreso prima di cadere tra l’erba. Dalla finestra sul cortile le strade si aprono a nuovi giochi come mappe di un tesoro da trovare, fra le costruzioni e i sassi. Le porte chiuse segnano la distanza, invalicabile, tra la strada e la casa. Qui la porta è scomparsa e la finestra è solo un’apertura, una luce, come scattare una fotografia nel buio. Il buio è ciò che non è sopravvissuto, che si è lasciato sopraffare dalle circostanze del momento, come attendere l’onda per essere spinto sul fondo.
La stanza diroccata, la volta a stella che ancora sostiene il peso dell’esistenza, è la prova di te.