Visioni d'insieme

La danza sulla tela di Dolores Puthod

La danza sulla tela di Dolores Puthod

La sua tavolozza è il racconto della sua vita attraverso la stratificazione dei colori utilizzati nei suoi dipinti.

Non la ripulisce mai, arriva a pesare venti chili, non può cancellare la sua storia, che è tutta lì, tra sfumature e toni.

Dolores Puthod ha nel tratto dei suoi dipinti il movimento. La danza è nei passi e nelle note di tutti i membri della sua famiglia. Le due sorelle Carmen e Liliana, sono rispettivamente ballerina e pianista concertista, i bisnonni erano entrambi cantanti lirici, lei trasforma tutti questi moti in una danza perenne.

A 12 anni incontra per caso Pablo Picasso, era a Vallauris in gita con la scuola, sottobraccio il suo quaderno di disegni, entra in una bottega e lo trova intento a dipingere. Lui si ferma, la invita a entrare, scruta il quaderno, guarda con attenzione i suoi disegni e le consiglia di continuare a disegnare, la prima conferma del suo talento.

Torna in Italia dopo il liceo, a Milano dove inizia a frequentare il teatro alla Scala, seconda casa per lei.

Diventa assistente di Nicola Benois reduce dalla collaborazione con Sergei Diaghilev a Parigi per la scenografia delle produzioni della compagnia Balletti Russi. La Scala in quegli anni era la culla dell’arte, il produttore era Luchino Visconti, Benois scenografo e con lui andarono in scena le opere di  Picasso e De Chirico. Dei suoi dipinti è stato detto che sono “danza sulla tela”, ne realizza 3mila, che si sommano agli oltre 5mila disegni, testimonianza delle sue incontenibili visioni.  Tutto la ispira, il mondo, le persone, la natura, le arti. Viaggia moltissimo Danimarca, Canada, Cile, Tunisia, Francia, Stati Uniti e Algeria dove dipinge un affresco con la sabbia del Sahara. Ai nipoti faceva chiudere gli occhi e ascoltare musica classica, Mozart, Bach, Brahms e poi li invitava a disegnare ciò che avevano visto. Tutto in lei è un invito a dipingere le emozioni. Lei molto si è raccontata e di lei tanto hanno detto e scritto.

Tra i tanti il critico d’arte Paolo Levi che di lei ha detto “maestosa nella concezione ed essenziale nella poesia, capace di parlare a chiunque, indipendentemente dal tempo cronologico e dalla lingua”.

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