Visioni d'insieme

Sorella Angela, fratello James

Sorella Angela, fratello James

Il 17 novembre 1970 James Baldwin prende carta e penna e scrive una lunghissima lettera.

Lascia che le parole volino lungo l’oceano che divide lui dalla destinataria della sua lettera, che è una confessione a cuore aperto, una riflessione, una richiesta di perdono, un tentativo di aiuto. 

“Cara sorella, si sarebbe potuto sperare che, a quest'ora, la sola vista delle catene sulla carne nera, o la stessa vista delle catene, sarebbe stata uno spettacolo così intollerabile per il popolo americano, e un ricordo così insopportabile, che essi stessi si sarebbero sollevati spontaneamente e spezzato le manette. Ma no, sembrano gloriarsi delle loro catene; ora, più che mai, sembrano misurare la loro sicurezza in catene e cadaveri” scrive lo scrittore che è fuggito dall’America bigotta, violenta e razzista per cercare in Europa scampoli di una vita normale. Lei è Angela Davis che con i capelli legati, una camicia azzurra di jeans e una minigonna, con le mani ammanettate stranamente sul davanti campeggia sulla copertina di Newsweek nel 1970. Il mondo può guardare l’attivista costretta tra quegli anelli di metallo che non riescono a limitare l’infinita fierezza del suo sguardo.

“Sembri estremamente sola, come la casalinga ebrea nel vagone diretto a Dachau, o come uno qualsiasi dei nostri antenati, incatenato insieme nel nome di Gesù, diretto verso una terra cristiana”. James Baldwin è lontano da quelle battaglie, da quel clima d’odio eppure quasi si scusa con la giovane sorella, per non essere lì, per non essere in grado di fare quello che lei stava facendo sotto gli occhi del mondo intero.

“Poiché viviamo in un'epoca in cui il silenzio non è solo criminale ma suicida, ho fatto più rumore che potevo, qui in Europa, alla radio e alla televisione, infatti sono appena tornato da una terra, la Germania, che era famoso per  una maggioranza silenziosa non molto tempo fa. Mi è stato chiesto di parlare del caso della signorina Angela Davis, e l'ho fatto. Molto probabilmente un esercizio di futilità, ma non bisogna lasciarsi sfuggire nessuna occasione”.

Mentre lei invoca libertà per i fratelli Soledad, le parole a lui sembrano futili eppure chiare e nette sono nella definizione dei contorni di un’America che non gli appartiene pur essendo casa.

“Ma qual è, in America, la volontà del popolo? … La volontà del popolo, in America, è sempre stata alla mercé di un'ignoranza non solo fenomenale, ma sacra, e sacralmente coltivata: per essere usata meglio da un'economia carnivora che massacra e vittimizza democraticamente bianchi e neri allo stesso modo. Ma la maggior parte degli americani bianchi non osa ammetterlo (sebbene lo sospettino) e questo fatto contiene un pericolo mortale per i neri e una tragedia per la nazione”.

Il pensiero dei due non viaggia sempre all’unisono, ma si toccano in una comune visione del futuro e del cammino necessario per raggiungerlo. Angela Davis sarà, come in ogni giorno della sua vita estremamente coerente alle sue parole e ai suoi pensieri. James Baldwin prima di lei ha combattuto, ma poi ha cercato respiro altrove, per liberarsi dal veleno dell’odio e della prevaricazione.

Ha cercato per se stesso una salvezza, senza dimenticare chi in quel fetore di violenza e discriminazioni continuava a boccheggiare.

“Dobbiamo fare ciò che possiamo fare, fortificarci e salvarci a vicenda: non stiamo annegando in un apatico disprezzo di noi stessi, ci sentiamo sufficientemente degni di lottare anche con forze inesorabili per cambiare il nostro destino e il destino dei nostri figli e la condizione del mondo! Sappiamo che l'uomo non è una cosa e non va messo in balia delle cose. Sappiamo che l'aria e l'acqua appartengono a tutta l'umanità e non solo agli industriali. Sappiamo che un bambino non viene al mondo solo per essere lo strumento del profitto di qualcun altro. Sappiamo che la democrazia non significa la coercizione di tutti in una mediocrità mortale - e, infine, malvagia - ma la libertà per tutti di aspirare al meglio che è in lui, o che è mai stato. Sappiamo che noi neri, e non solo noi neri, siamo stati e siamo vittime di un sistema il cui unico carburante è l'avidità, il cui unico dio è il profitto”.

Non marceranno mai insieme. Lei sola, si, marcerà con i disoccupati, con gli emarginati, con i detenuti, con i poveri. 

Lui prima di lei aveva sostenuto e combattuto per le medesime persone, per una comune causa e lui come lei è stato per questo un perseguitato. Solo nel decennio compreso tra il 1960 e il 1970 l’Fbi raccolse su di lui 1.884 pagine di documenti che testimoniavano il suo comportamento “eversivo e pericoloso”.

“Se sappiamo e non facciamo nulla, siamo peggio degli assassini assoldati in nostro nome” continua lui, nel fiume di parole di una lettera che le arriverà mentre lei è in carcere “Se lo sappiamo, allora dobbiamo lottare per la tua vita come se fosse la nostra - e lo è - e rendere impraticabile con i nostri corpi il corridoio della camera a gas. Perché, se ti prendono al mattino, verranno a prenderci quella notte”.

Baldwin, sommerso di pensieri e parole conclude la lettera indirizzata alla giovane, indomita Davis nell’unico modo che era in grado di chiuderla “Quindi: pace. Fratello James”.

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