Visioni d'insieme

Scritto di notte, Ettore Sottsass

Scritto di notte, Ettore Sottsass

Seduto per terra, con il braccio a reggergli la faccia, gli occhi stanchi, quasi chiusi, una camicia a righe bianca con le maniche arrotolate.

Bianco il cappello e bianchi i pensieri di un uomo che aveva una purezza incontaminata da filtri. Ettore Sottsass è stato architetto, uno dei più grandi designer e a tempo perso anche scrittore. I suoi libri sono diari di una vita vissuta intensamente.

“Ho passato tutta la vita a correre, a correre, a correre dietro a qualcosa che non ho mai saputo che cosa fosse, come fosse, dove fosse. Potevo correre, potevo stare fermo tanto sarebbe stato lo stesso, come diceva il pestapietre viennese du Thomas Bernhard, «tutto sarebbe stato lo stesso». E non ho neanche mai capito perché ho scelto di correre. Anche quando ero piccolo continuano a correre. Correvo senza sapere verso che cosa correvo” dice in Scritto di notte, edito da Adelphi. Un libro che ti apre gli occhi e la mente, quasi fosse l’opera di un filosofo dimenticato o di un monaco buddista tibetano.

Ti parla come un vecchio amico, svelandoti i suoi segreti “Insegnamento: tutto è ignoto. Stai lontano dalle certezze. Usa l’incertezza come gli altri usano le certezze”.

Lui che ha sconvolto una certa abitudine di seguire le mode, di consumare per il piacere dell’accumulo. Lui che era una ventata fresca sempre con gli occhi bifronte tra passato e futuro.

“Penso sempre che sarebbe bello ricominciare ogni giorno come se fosse il primo giorno, come se fosse l’alba, quando non si sa mai che cosa succederà perché ci si trova in una suspence dell’esistenza estremamente fragile”, lui che ha ricominciato mille volte. Non sempre è stato felice, ma ha vissuto intensamente, cercando di spremere fuori il bello anche dalla buccia di un limone. 

“La quarantena è continuata così; a rubare alla vita tutto il possibile per sapere che si stava ancora vivendo, per provare fin dove si poteva avere un’idea della vita che la facesse apparire ancora con un certo splendore, anche se nel modo più miserabile e umiliante. Qualunque trucco purché ci lasciasse pensare che la vita aveva ancora qualche luce da dare, che la pila non era del tutto scarica”.

Ha viaggiato, ha conosciuto luoghi e persone, ha bevuto con Hemingway e cenato con Giangiacomo Feltrinelli, ha amato a lungo Fernanda Pivano, ha disegnato una palestra per Gianni Agnelli e giovanissimo, alle prime armi, ha criticato il maestro Giò Ponti, salvo poi scrivere per la sua rivista.

Ha fatto tutto senza mai credere che il successo, la fama e i soldi avessero una qualche importanza nella sua vita “Ho imparato che cos’è la prigione invisibile della povertà, quella prigione che non ti lascia alzare neanche di un centimetro la testa dal fango, dal destino che non ti concede luce, neanche la luce di una candela perché tuo padre non aveva una candela da passarti e tu non avrai neanche una candela da passare a tuo figlio…la povertà non è soltanto la mancanza di soldi, ma è uno stato tragico dell’esistenza e non bastano i pacchi dono delle signore caritatevoli a Natale, con musichiate e candeline rosse «vogliamoci bene» a forma di cuore. Quei miei amici mi hanno anche insegnato a rispettare i poveri, ad ascoltarli, a dar loro tempo, a dar loro occasioni”.

Ha tirato le somme della sua vita, decidendo subito da che parte stare “Io sono amico della gente incerta, perplessa, modesta che cerca di capire e che sempre è nello stato di uno che non ha capito. Sono molto amico della gente che ha paura”.

Correva, correva, correva, alla ricerca di quella perfezione che, come dice lui,  viene sempre perduta.

Pressinbag Testata Giornalistica

www.pressinbag.it è una testata giornalistica iscritta al n. 10/2021 del Registro della Stampa del Tribunale di Bari del 10/05/2021.

Contatti

Per qualsiasi informazione o chiarimento non esitare a contattarci scrivendo ai seguenti indirizzi