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Citrullo

Citrullo

Un modo di dire molto comune: avere un sogno in un cassetto.

Molto comune perché molto veritiero. In quel cassetto vengono riposti propositi, idee, intenzioni, desideri, obiettivi e chissà quant’altro. E di quanti cassetti è composto questo comò ideale? Nel mio comò almeno un paio ce ne sono. Mi è bastato entrare nell’ingresso dell’asilo di mia nipote per essere immediatamente inondata dai colori e dalle varie forme artistiche di una mostra dedicata a Van Gogh. Il girasole è mio. Ho immaginato tutti questi artisti piccolini che, guidati dall’esperienza delle loro maestre, hanno realizzato, con quelle manine deliziose, dei veri e propri capolavori combinandone di tutti i colori, nel senso più reale della parola. Che meraviglia.  Un flashback: la decisione per il percorso da scegliere a fine scuola media, avevo le idee chiarissime, volevo fare la maestra d’asilo. Ho studiato ragioneria. Materia morta e triste, a mio parere. E quello allora cos’era? Un obiettivo? Un desiderio? Era un sogno. Ed è finito nel cassetto. Comunque non c’è scadenza, bisogna aver fiducia e pazienza, essere ottimista. Prima o poi si realizzerà, chi lo sa. Da stamattina mi trovo immersa nella bellezza. Colori predominanti: l’azzurro di un cielo terso e limpido; il verde di una vegetazione piantata volutamente o nata e cresciuta spontaneamente. I profumi di alloro, menta, lavanda, citronella, rosmarino, origano, camomilla e aggiungo fiori colorati di ogni genere. Sul selciato minuscole creature corrono indaffarate. Sul bianco candido dei muri, gechi frettolosi strisciano mentre mangiano mosche o zanzare e mentre l’ombra di  tre coni sembra un quadro d’autore. E regna il silenzio. Solo le cicale hanno fatto a lungo da sottofondo, fino a poco fa, quando una tortorella infastidita e, con tono abbastanza incavolato, deve averle invitate a smettere. Un silenzio buono e rigenerante. Oltre 30 anni fa (come passa il tempo, sembra ieri): una vacanza nei trulli di Cisternino con due coppie di amici. Eravamo diventati genitori da poco, quindi con bambini piccoli, a cui volevamo regalare giorni indimenticabili pieni di allegria e divertimento, dovendo però fare con attenzione i conti, i risparmi erano veramente faticosi. Quei giorni furono indimenticabili anche per noi adulti. Tutta l’esperienza la chiamammo citrullo: la particella “ci” a significare “noi”. Alla mia famiglia nacque la voglia di ripetere questa esperienza ma in un trullo di nostra proprietà. Un desiderio finito in un cassetto, ma sotto sotto, direi letteralmente abbandonato.

La notte di san Giovanni c’è una strana tradizione, un’usanza che, da qualche anno,  mi piace  seguire.

In una ciotola di vetro o di ceramica bisogna mettere dell’acqua e a seguire fiori colorati ed erbe aromatiche.  È da stamattina che ne raccolgo, anche se bisognerebbe farlo al tramonto ma qui c’è l’imbarazzo della scelta e ho cominciato prima. Rametti di menta, alloro, citronella, origano, un rametto d’ulivo, fiori di gelsomino, una piccola rosa rosa, i fiori dell’oleandro (bianco rosa e fucsia), dei fiori minuscoli gialli e rossi di cui non conosco il nome, la lavanda, un fiorellino viola, il fiore fucsia della bouganville, un fiore azzurro  forse un fiordaliso, due meravigliosi fiori del cappero raccolti per strada e, me ne stavo quasi dimenticando, un rametto di rosmarino. La ciotola deve restare all’aperto tutta la notte, perché passerà san Giovanni per benedire quell’acqua piena di profumi e colori e perché sotto le stelle e con l’aiuto della rugiada del mattino diventerà magica. Il giorno di san Giovanni  ci si lava viso e mani utilizzando l’acqua divenuta potente durante la notte. Un’acqua che purifica, che pare porti fortuna. Qualcuno mi ha detto ci laveremo il cuore. Penso che quel sogno, abbandonato in fondo in fondo al cassetto, si sia in parte, avverato.  La mia piccola peste è un uomo: figlio, fratello, amico. La mia piccola bambina dai capelli ricci è una mamma meravigliosa, forte e speciale: figlia, sorella, amica. Insieme a loro e ad amiche uniche questo trullo (anche se non è mio)  “ci” farà divertire,  “ci” porterà serenità. E ogni farfalla che vedrò mi farà pensare e mi rassicurerà.

Buonanotte di san Giovanni.

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