Ecco, mi ci sono infilata ancora. Esattamente in uno di quei varchi all'interno dei quali finisco, non so come e non so perché, e dentro i quali
spesso sto bene e di uscirne non ne voglio sapere.
Cos'è la libertà? Un concetto sul quale da decenni centinaia di esseri umani, dalle differenti estrazioni culturali, hanno versato fiumi e fiumi di parole. La mia è una domanda veramente semplice, scaturita da circostanze l'una all'opposto dell'altra, alla quale non so, ancora, al momento, dare una risposta che mi soddisfi.
In passato ho sofferto molto per la mancanza di libertà; erano i tempi in cui alcuni genitori (tipo i miei) erano molto restrittivi e quasi tutta la mia adolescenza è stata caratterizzata da impedimenti e violazioni vere e proprie, relative a desideri banali o a predisposizioni lavorative o politiche. Per cui a partire dalla semplice passione per l'andare al cinema, per i viaggi, fino ad arrivare alla scelta del percorso di studi e per finire alla appartenenza ad un partito; situazioni in cui la possibilità di esercitare il mio diritto di pensiero e il conseguente diritto di manifestare liberamente la volontà di fare o non fare qualcosa, mi veniva, in modo non sempre sereno e pacato, praticamente negato. Per carità non voglio parlare male dei miei genitori, anche se non ci sono più da tanto tempo io gli sono tuttora legatissima e grata per il loro amore. All'epoca era così. Era la loro manifestazione di amore.
Con gli anni ho cercato in ogni cosa che facevo una sorta di riscatto e, non mi lamento, credo di essere riuscita a sentirmi libera. Un retaggio da femminista mi ha permesso di lavorare in mezzo a uomini che, con difficoltà e non da subito, mi hanno accettata e apprezzata. Ma quanta fatica. Ma non è nemmeno questa la libertà a cui penso.
Ho trovato, casualmente, un tuo pensiero, annotato sul tuo cellulare, in cui inevitabilmente sottolineavi che quando si nasce con una malattia bastarda e fortemente invalidante la mancanza di libertà la avverti meno. Ma quando nasci libero e pian piano diventi schiavo rischi di impazzire specialmente se la libertà l'hai assaporata in quasi tutte le sue forme. Come si può accettare? Secondo me non si accetta e non ci si rassegna. Mai.
Correre, nuotare, ridere, cantare, andare in moto, bere, mangiare, respirare. Semplici azioni di vita quotidiana che un po’ alla volta vengono meno. Restano i sogni. Ma al risveglio l'unico desiderio è morire sperando poi di rinascere aquila. E la libertà di decidere della tua vita non esiste. È un'impresa ardua piena di cavilli burocratici ai quali si aggiungono i propri “se” ed i propri “ma”, frutto di un'educazione cattolica. Voglio uscire immediatamente da questo varco. Ma cos'è la libertà?
Senza ricorrere a grandi filosofi, credo e penso che ci si debba sentire liberi con semplicità, dando forse più valore o meglio il giusto valore alle piccole cose che ci circondano. Il mondo, purtroppo, ci sta mostrando con quanta crudeltà vengono privati della libertà bambini, donne e uomini che non capiscono e non sanno nemmeno il motivo di questa privazione che, inevitabilmente a volte si trasforma in morti orribili.
Nella vita di ogni giorno e negli ospedali, poi, sono decine e decine le persone che a causa di malattie conosciute o di malattie rare (che di raro ormai non hanno più nulla) vengono private della libertà di vivere. Vivere senza la sofferenza. Ma quindi che cosa è la libertà? È decidere di fare, nel proprio piccolo, qualcosa che possa regalare piccoli attimi di felicità e serenità; attenzioni che sebbene banali possano essere la goccia nell'oceano. Libera di utilizzare il tempo, di riappropriarmene, di moltiplicarlo e di trasformarlo in qualcosa di bello, per gli altri.
In questo momento io sto esprimendo il mio pensiero e sento di farlo liberamente. Coloro che mi stanno leggendo con la stessa libertà possono contestare il mio pensiero ed andrà bene così.
Ho deciso di trascorrere un pomeriggio scrivendo, mentre, in realtà, avrei ben altro da fare. Ho capito. È questo il mio semplice concetto di libertà.