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Ernest Hemingway non può essere ucciso

Ernest Hemingway non può essere ucciso

A otto anni inizia a scrivere e non smetterà più sino alla fine. Le prime lettere di cui si ha traccia sono datate 1907, aveva appena 8 anni.

Ernest Hemingway durante tutto l’arco della sua vita ha scritto oltre seimila lettere, conservate in 40 collezioni private e archivi e 70 biblioteche, raccolte dalla Columbia University in 18 volumi che raccontano la vita di Hemingway attraverso le sue parole.

L’11 settembre 1918 da un ospedale di Milano giovanissimo ma già spavaldo e temerario, dopo essere stato ferito, scrive al padre “Comunque non preoccuparti per me perché è stato così ERNEST HEMINGWAY ha dimostrato in modo definitivo che non posso essere ucciso e che andrò sempre dove posso fare il maggior bene che conosci ed è per questo che siamo qui. Bene, addio vecchio scout, Il tuo amorevole figlio Ernie”. Tutto è per lui un grande romanzo epico, anche la guerra, vissuta sul campo neanche ventenne “È stata una grande vittoria e ha mostrato al mondo quali meravigliosi combattenti sono gli italiani. Ti racconterò tutto quando torno a casa per Natale” scrive ancora al padre.

Passano gli anni, torna in America e scrive all’amica Grace Quinlan l’estate prima del suo matrimonio con Hadley Richardson, “Immagino che tu voglia sentire tutto quel che c'è da sentire di Hadley - be' il suo soprannome è Hash - è una meravigliosa tennista, la miglior pianista che abbia mai sentito, è in genere un tipino maledettamente in gamba”. Poche settimane dopo, sempre a Grace “Vorrei che tu fossi qui per parlare. Mi sento solo da morire”, le racconta dell’Italia e della sua voglia di ritornarci, dopo l’esperienza in combattimento nella Prima Guerra Mondiale, voleva viverci per un paio d’anni “Andremo a Napoli e resteremo lì finché non farà caldo in primavera. Vivere a Capri immagino, e poi salire in Abruzzo. Capracotta probabilmente c'è un bel ruscello di trote lì, il fiume Sangro e campi da tennis ed è a 1200 metri sopra il livello del mare, il posto più meraviglioso di cui tu abbia mai sentito parlare”.  Era il 1921.

In realtà non tornò in Abruzzo, preferì Parigi, dove si trasferì con Hadley, dove visse con la Generazione Perduta in una perenne “Festa mobile”.

Ma prima di tornare in Europa scrive a James Gamble e ancora una volta mette nero su bianco il suo amore per l’Italia “Preferisco andare a Roma con te piuttosto che in paradiso”.

Viaggia sempre, senza sosta, per tutta la vita. Nel luglio 1924 è in Spagna a Burguete, scrive all’amico scrittore Ezra Pound, che era stato con lui l’anno prima a Rapallo Caro Ezra: Qui, a pochi metri sopra il livello del mare, sul versante spagnolo dei Pirenei, è un buon posto per osservare la rovina delle mie finanze e della mia carriera letteraria. Merda”. Due anni dopo avrebbe pubblicato Fiesta.

Scrive a Francis Scott Fitzgerald cercando di scuoterlo dal torpore in cui viveva a causa dell’alcol, “Caro Scott…Tu, che sai scrivere meglio di tutti, che sei così schifosamente talentuoso, proprio tu – vai all’inferno. Scott, per l’amor di Dio, scrivi, scrivi per davvero, non importa di chi o di che cosa, ma non scendere a questi stupidi compromessi…Siamo come dei dannati, schifosi acrobati, ma facciamo salti eccezionali, magnifici, mentre intorno è pieno di acrobati che non sanno saltare. Cristo, scrivi, e non preoccuparti di ciò che diranno, e se sarà o meno un capolavoro. Scrivi una pagina straordinaria e novantanove pagine di merda. Senti di dover pubblicare cazzate per fare soldi e vivere e lasciar vivere…lascia al pubblico urlare se va bene o meno”.

E scrive alle donne che amava, come Mary Welsh, l’ultima “Ti ho amato la notte mentre ero sveglio e la mattina presto quando ancora non mi ero del tutto svegliato e ti ho ricordato e ho ricordato quanto bella eri e quanto abbiamo scherzato e ci siamo divertiti insieme” e a Marlene Dietrich “Non riesco a dire come ogni volta che metto le mie braccia intorno a te, io mi senta a casa…Penso sempre di conoscerti, ma non ti ho mai fatto una domanda nella mia vita, se non dove vivi o che numero di telefono hai. Ma mi sei mancata con più forza e più a lungo di chiunque altra io abbia mai conosciuto. Ti amo come sempre”.

 

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