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Artemisia a Napoli

Artemisia a Napoli

Impasta la madreperla ai colori per renderli più luminosi e vibranti. Dà voce, corpo e anima alle sue eroine.

Riequilibrando un mondo maschile sin nelle pieghe e porta con sé la grazia di un talento innato.

Artemisia Gentileschi dipinge senza sosta, scavalcando gli ostacoli di una vita da pittrice nel Seicento. Non la fermano i soprusi, gli abusi e le violenze subite e quando sceglie Napoli per dipingere, vivere e poi morire è già riconosciuta pari ai suoi colleghi. 

Alle Gallerie d’Italia, a Napoli, sino al 19 marzo 2023 viene ripercorsa la sua testimonianza pittorica di quei lunghi anni vissuti sotto il sole partenopeo. Realizzata in collaborazione con la National Gallery di Londra, il museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, la mostra Artemisia Gentileschi a Napoli è uno spiraglio di luce che la pittrice caravaggesca ha con forza e determinazione, aperto a ogni donna che come lei e dopo di lei ha dipinto.

Sceglie eroine bibliche che ritrae con il suo volto, come Santa Caterina d’Alessandria, martire egiziana. 

Tra i marmi verdi della grande sala di Palazzo Piacentini, storica sede dell'ex Banco di Napoli, svetta la bellezza di Clio, la musa della storia che nasconde la prima intenzione dell’artista, la raffigurazione della figura allegorica della Fama, con ali cancellate per lasciar spazio alla commemorazione di François Rosières.

Il suo Autoritratto come allegoria della poesia con abiti semplici e popolari. 

Scorrono i 24 anni della sua permanenza napoletana, intervallati da un viaggio a Londra, e scorre la visione forte che hanno i suoi occhi del mondo femminile. La mostra si chiude con le parole che Anna Banti dedicò alla sua morte nel 1947 “Poi disse d’aver sonno e salì in camera. C’era in quella stanza, un letto di seria verde che in tutto somigliava al suo di Napoli. Le parve d’esser arrivata a casa e che il viaggio fosse finito…Morire a letto. ecco l’unica fine che Artemisia non s’era prevista quando incalzava e quasi frustava il proprio destino. Morire a letto non di accidente fulmineo né di tragica peste, ma di un male lento, incerto, malizioso, che può dura degli anni: così muore la più parte degli uomini”.

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