Visioni d'insieme

Eloisa Morra tra dissonanze e asimmetrie

Eloisa Morra tra dissonanze e asimmetrie

Critica letteraria, professoressa di letteratura italiana all’Università di Toronto, scrittrice e amante del jazz.

Cura l’archivio Sciascia, ha scritto di Gadda, Scialoja e Florine Stettheimer, artista multisfaccettata di cui ha scritto nel suo ultimo libro Accendo la mia luce e divento me stessa. Florine Stettheimer edito da Electa per la collana Oilà.

Tra gli scaffali di una piccola libreria indipendente, gioiosamente uno accanto all’altro come soldatini di legno, c’erano i libri della collana Oilà di Electa, li leggeremo tutti, così un po’ a caso ne scegliamo uno. Ci imbattiamo così in Florine Stettheimer e in Eloisa Morra che con le sue parole l’ha portata sino a noi. La scelta di un’artista così fuori dai canoni e la scrittura appassionata e curiosa ci hanno portato sino a lei.

Come è riuscita a catturare l’essenza di Florine Stettheimer nella sua opera, trasformandola in un racconto così appassionato? Quali aspetti della sua vita e della sua arte l'hanno colpita maggiormente, spingendola a sceglierla come soggetto del suo libro?

Grazie mille, Barbara, per le tue parole. D’impatto ti direi: a suon di jazz. Mi sono imbattuta nell’arte di Stettheimer anni fa. Sono rimasta folgorata dal suo stile 'camp',  da dove veniva?  Mi era difficile associarla al lavoro di artisti americani suoi contemporanei, il che mi ha incuriosita. Chiacchierando con la curatrice di una sua mostra poi sono rimasta affascinata anche dalla sua vita: è cresciuta tra Europa e America, in una famiglia matrilineare; si è aperta al mondo queer e ha messo in scena la prima opera con un cast di attori neri; ha vissuto di rendita, ma al contempo ha sperimentato le discriminazioni riservate agli ebrei newyorkesi nei primi del Novecento. Queste dissonanze mi hanno spinto a raccontarla quando è nata Oilà, piccole biografie antieroiche pubblicate da Electa per le cure di Chiara Alessi.


Arte e letteratura sono una costante aratura che non deve mai tramutarsi in un continuo raccolto diceva Ortese. Lei che ne pensa?

Sono d’accordo con Ortese. Ci deve essere una ‘gratuità’, anche un’imprevedibilità nel rapporto tra le varie arti. Anche per Florine è così: c’è sicuramente un legame, una radice comune da cui nascono le poesie, le scenografie e i dipinti, ma mai piena simmetria. 


Un libro che non ha ancora letto

“Barbara non sta morendo” di Alina Bronsky, da poco pubblicato da Keller 


Un libro da tenere sul comodino

Francesca Albanese, Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina, Rizzoli 2025.


Che vita sarebbe senza parole?

Una noia mortale!

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