Joyce Maynard ogni anno vola in Guatemala per tenere un corso di arte e artigianato.
Nel 2020 era lì, la pandemia fa chiudere le frontiere e lei rimane con due sue corsiste. C’era un lago e un vulcano nel piccolo villaggio maya in cui vivevano e ogni sera leggeva loro un capitolo del libro che stava scrivendo. Passano sei mesi, il libro finisce e per non interrompere l’incanto ne inizia uno nuovo Il Bird Hotel, edito in Italia da NN e tradotto da Silvia Castoldi, ispirato ai quei luoghi immersi nella natura, allo stupore e all’incanto di un vulcano e di un lago. Nel suo libro la protagonista Irene arriva in Costa Rica portata dal vento, si lascia trascinare a miglia e miglia da casa sua, devastata da un dolore che non riusciva a contenere. E lì rinasce, tra le orchidee, gli alberi di thunbergia e giocota e le lucciole che una volta l’anno arrivano per svelare la magia.
Le vite si intrecciano a La Llorona un albergo, santuario, piccolo paradiso incontaminato dove Irene, la protagonista, ritorna alla vita, ne riscopre il gusto, rivive emozioni che credeva perdute, si prende cura dei luoghi e facendolo si prende cura di sé. Ogni albero, ogni pianta, ogni singolo coccio ha in sé il tempo, l’amore e la cura necessari a farlo splendere.
C’è tutto in questo libro, il legame madre-figlia, la vita on the road, l’amore, la tragedia, la natura sempre salvifica anche quando devasta, l’amicizia, l’inganno, il tempo, la bellezza, il coraggio, il perdono e l’amore. Che arriva quando è il momento che arrivi.
A La Llorena non trovi sempre ciò che vuoi, ma sicuramente troverai ciò di cui hai bisogno, dirà Leila ad Irene e così sarà.
Joyce Maynard oggi continua a scrivere, quel luogo di immaginazione e libertà descritto in Il Bird Hotel è diventato reale. Ha aperto un buen ritiro nel suo paradiso guatemalteco, la Casa Paloma Retreat, di fronte a un lago e un vulcano.