La pioggia, la luce, la pelle, i capelli, gli occhi tagliano l’aria rarefatta di una Los Angeles distopica, la perfezione in un fotogramma.
"Ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire".
Parte Tears in rain di Vangelis e un attimo diventa eterno. Scott scelse il compositore greco per la colonna sonora realizzata nel fienile che Vangelis aveva a Marble Arch a Londra.
Rutger Hauer, il replicante Roy Batty di Blade Runner, pronuncia queste parole prima di morire. Compie il primo e unico gesto che lo rende umano e per pochi attimi, il tempo di pronunciare 42 parole, supera la barriera tra reale e non, si trasforma in un angelo caduto. China il capo e muore. Una colomba bianca vola in alto, si riprende un’anima che non ha mai avuto nella sua esistenza terrena, replica di tanti, tra i tanti.
Le ali si librano nel cielo scuro di una Los Angeles immaginata guardando Nighthawks di Edward Hopper. Lo spirito del film è tutto in quel quadro, mostrato dal regista Ridley Scott ai produttori per ricreare il mondo di Blade Runner. L’ispirazione per i bozzetti iniziali la prese dal fumetto francese Métal Hurlant. Scelse poi il talento dell’illustratore Syd Mead per creare una città che non esisteva, perché “conosceva il futuro delle città”.
I riferimenti sono disseminati ovunque nel film, come un mosaico di immagini, atmosfere, musiche che insieme avrebbero contribuito a creare Blade Runner.
Le immagini sullo sfondo quando Deckard e Rachael attraversano la campagna in auto sono sequenze tagliate di Shining, di Stanley Kubrick.
Anche il dottor Tyrell fu preso da Shining “per la sua cerea pelle”.
Qualche piccola variazione per il doppiaggio, la frase iniziale, i raggi che nella versione originale sono C e non B. Curiosità per cinefili appassionati.
Ridley Scott decide di girare il soliloquio di Hauer/Batty come ultima sequenza. Qualcuno pianse, si racconta nel documentario Dangerous Days: on the edge of Blade Runner.
L’interpretazione di Hauer, il monologo struggente, etereo e al tempo stesso così umano, visioni di mondi paralleli che si intrecciano.
Hauer riscrisse parte di quel monologo, inserendo le parole che resero umano quel replicante “tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia”. Le porte di Tannhäuser è un riferimento all’adattamento operistico di Richard Wagner della leggenda del cavaliere e poeta tedesco medievale Tannhäuser, altro elemento voluto da Hauer.
Poche parole, un mondo che nasce da esse. Pochi attimi di umanità in una replica che morendo rinasce uomo.