In una libreria, scovare per caso un libricino, meno di sessanta pagine, versi che sorprendono, accennano a ispirare sorrisi, riflessioni.
Arimanere è la prima raccolta di poesie di Maria Del Vecchio, Interno Poesia editore. “Dormivamo poco lontano/ dalle terre dei nostri padroni./ I nostri meriggi erano/ canti d’uccelli volati al riposo./ Squartavamo pomodori nel cortile antico,/ qualcuno cadeva, altri profumavano/ bottiglie con la pianta del re./ Tutti avevamo vestiti odorosi/ di gioie sconosciute a chi vuole insegnarmi”.
Scorre sulle pagine lo sguardo, insegue le parole, scorge una vivida gioia, una melodia, una insolita ironia. Cerca l’angolo in basso a destra per voltare pagina, scoprire nuovi equilibri. Innesto.“Le tue mani germogliano/ nella schiena mia./ Tu, come tronco, mi sventri./ Io per chi, ora? Io per te./ Tu per chi, ora?/ La piazza con la chiesa di sale/ mi ha visto camminare a piedi nudi;/ Ti rincorro nel fruscio delle foglie fresche,/ al tuo portone divengo sabbia/ e poi ti soffoco nel sonno./ La mia veste è nuova/ io ti rivoglio./ Labirinto di sacche di buio,/ non merito cura,/ io non appartengoa nessuno,/ io non sono che il vento/”.
La poetessa, nata nel 1988 a Lucera in provincia di Foggia regala con i suoi versi visioni e sogni, amori e passioni, lucidi disincanti. Rivela con ricercata immediatezza sensazioni, umori, ricordi, profumi, odori. E poi c’è un lui e le sue mani “Ma conosco a memoria il vicolo/ e l’arco con la malva;/ so come la luce s’appiccica/ al tufo,/ riconosco nel tuo nome/ la sedia ancorata al pavimento/ della classe;/ ascolto un verso, un ritornello/ che recita in un fiato solo/ arimanere,/ a rimanere/ a rima nere/ ari ma(ni) nere./ Resta una sola mano nella notte nera,/ la tua”.