Visioni d'insieme

Brandt, tra nebbia e polvere

Brandt, tra nebbia e polvere

Il respiro manca, la polvere scende nei polmoni, raschia la gola che cerca di far entrare un’aria che non c’è più. 

Polvere, solo polvere e sabbia in un mondo cancellato dall’opera dell’uomo che ha depredato e distrutto tutto ciò che era vita.

Nick Brandt nel suo monumentale The Day May Break ha ritratto persone e animali colpiti dal degrado e dalla distruzione ambientale. Un primo capitolo realizzato in Zimbabwe e in Kenya nel 2020 e il secondo in Bolivia nel 2022, in mostra in questi giorni al Phest di Monopoli.

Il terreno comune dei suoi scatti è l’assenza e la volontà tenace di resistere ed essere in un mondo che non c’è più. 

Intere popolazioni sfollate dalla furia di una natura incontrollata che reagisce all’ottusità e all’ingordigia dell’uomo che continua a depredarla.

Cicloni e inondazioni hanno distrutto case e paesi, la siccità ha inaridito la terra rendendola inospitale. Gli animali, salvati dal bracconaggio, dal traffico di animali selvatici e dall’avvelenamento, gli esseri umani salvati da una umanità che è stata cancellata. 

Resta solo l’immagine rarefatta di un lungo errante vagare, di persone e animali che hanno potuto fermarsi e cercare riparo nei rifugi e nelle riserve. La nebbia definisce ogni fotografia di Brandt, simbolo di tutto ciò  che sta svanendo. Nè alberi, né acqua, nessun filo d’erba o frutto per nutrirsi. Solo persone e animali che un comune destino ha avvicinato, sovrapponendo le vite degli uni agli altri. 

Quasi si confondono, i profili, gli sguardi, le forme. 

Simili come lo siamo sempre stati senza mai riconoscerlo. Un bradipo e la donna che lo accudisce, le ali di un’aquila che richiamano le costole dell’uomo steso a pochi centimetri dal suo volo. Un rinoceronte tra gli uomini, come gli uomini.

Gli occhi stanchi che vagano nel tempo, non più nello spazio. Non c’è orizzonte fisico per loro, ma solo un andirivieni nel tempo che è stato e in quello che nonostante tutto cercano di non lasciar svanire. Come nebbia e polvere che tutto confondono. 

Grandi e potenti, le immagini di Brandt commuovono sino alla lacrime. Non c’è speranza in un mondo cancellato, ma c’è luce, albore di quello che potremmo ancora essere.

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