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Quando il sole gioca a nascondino

Quando il sole gioca a nascondino

Sulle strade deserte di campagna, quando il sole si diverte a nascondersi tra i rami degli alberi scendendo verso l’orizzonte, tutto tace.

In una pausa temporanea in cui la dimensione è sospesa anche il respiro si ferma, apnea nel limbo dell’attesa. Così restano fermi immobili i fili di erba secca e le sparute corolle di semi che attendono viaggi in altre direzioni. Il canto delle cicale diviene muto d’improvviso in attesa del bacio della luna a Giove. 

Sulle strade deserte di campagna il cervone sparisce tra le pietre, attende prede notturne. Il contadino, appende alla corda un secchio che scivola giù nel pozzo, ne emerge colmo d’acqua, fresca, per innaffiare basilico. 

La terra incolta non ha bisogno di bere, aspetta sapientemente la pioggia che arriverà copiosa dopo l’anticiclone africano. Organismi alieni in avanscoperta osservano incuriositi.

L’attimo passa, l’istantanea pausa svanisce al battito delle ciglia, torna il canto infaticabile delle cicale. Un alito di vento sospinge nell’aria il silenzio perduto che anima altri spazi altri tempi altre istantanee disperdendosi infine tra rami d’olivo e aghi di pino. Una tamerice dal vicolo vista mare saluta la vela di una barchetta in legno, al timone un giovane ragazzo biondo dagli occhi blu segna la rotta del suo rientro in porto.

Sulle strade deserte di campagna per una frazione di secondo il sole gioca a nascondino, conta da zero a zero per farsi trovare, e un nuovo solco sulla terra disegna circuiti da seguire finché lo sguardo si perde, tra i rami degli alberi e fili d’erba secca. Un lieve sospiro è il respiro di questo tempo.

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