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Un albero nudo, aspetta primavera

Un albero nudo, aspetta primavera

Un albero spoglio, nudo, senza alcuna foglia, non una gemma, né un frutto. Solo i rami a regalare tracce di cielo, come vetrate gotiche.

“È pieno inverno, sono nudi gli alberi /tranne là dove si rifugia il gregge /stringendosi sotto il pino”, scriveva Oscar Wilde. E quanto sono poetici quegli alberi ai margini delle strade con nidi finalmente visibili tra i rami intrecciati. Intreccio su intreccio, ingegneria animale e naturale, sorprese, come piccoli cestini, case ospitali, nidi in cui crescere.

“Un albero nudo/ fuori della mia finestra/ solitario/ leva nel cielo freddo/ i suoi rami bruni./ Il vento sabbioso la neve il gelo/ non possono ferirlo./ Ogni giorno quell'albero/ mi dà pensieri di gioia:/ da quei rami nudi/indovino il verde che verrà”. Wang Ya-Pung sa che verrà il verde, sui rami, tra gli alberi, sulla terra prato di fili d’erba. La primavera è un accenno nel mandorlo in fiore, prematuramente, perché il vento del nord soffia ancora a febbraio e scuote i rami, come gli edifici, si insinua tra le scale, passa sotto le porte, distrugge gemme.

“Pensa che in un albero c’è un violino d’amore. Pensa che un albero canta e ride. Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita”, scriveva Alda Merini. Basta fermarsi ed ascoltare, i canti allegri, le risate della vita che torna, l’amore di un fiore per una rosa, quello di una rondine per una gazza. Ascoltare la melodia di un armonia che non si domina, che resta immutabile nonostante l’uomo. È una musica lieve e a tratti intensa, un filo di voce che diventa canto.

Un albero nudo, conta i giorni che lo separano dal suo nuovo vestito.

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