Della crisi diffusa

"Come posso dire come passa il tempo come posso dire come passa lento" canta la Mannoia in sottofondo, voce distorta da una vecchia cassa di PC. In una fredda giornata di inverno, quando la tramontana gonfia il mare e sferza la terra, sotto un cielo di canne coperte di tegole, tra mille rumori e scricchiolii di porte in legno, tra il vibrare degli infissi e i rintocchi di una campana lontana, e il pavimento una lastra di ghiaccio, ti chiedi dove sono gli uccellini che fino a ieri, nell'illusione della primavera, cantavano spiandoti dal davanzale. Non ci sono. Nascosti, tra le travi in pietra della vecchia costruzione. Paolo, il commercialista, riempie faldoni di inutili documenti, copie da dare in pasto alla burocrazia, lenta, nel caso dovesse chiedertele. Strofina le mani, lui, una contro l'altra, per dare calore alle dita infreddolite. Non ha sfilato il cappotto, non ha tolto la sciarpa annodata al collo, fa troppo freddo. Freddo. Il suo telefono squilla, dall'altra parte le voci dei suoi clienti che chiedono consigli. C'è chi invia improbabili note vocali su whatsapp e allora lui, che in cuor suo forse vorrebbe dire basta, risponde con tono gentile senza perdere mai la pazienza. Com' è la vita di un commercialista nella remota provincia salentina, chiedo. Sfodera dati manco fosse un algoritmo di Google, mi parla anche lui della crisi che c'è, che si sente. Degli imprenditori che non vengono aiutati, della scarsa attenzione per i giovani che vorrebbero fare impresa.
Potrebbe sembrare retorica ed invece è la realtà con il progressivo impoverimento di questa terra, sferzata dalla tramontana. Pochi alberi di ulivo a combattere guerre in trincea. E Paolo, il commercialista sorprende ancora dicendo che sulla sua 'campagna' dove oggi vivono scheletri non pianterà favolose piante resistenti. Sceglierà altro, lui.
Altro, fuori dagli schemi dei decreti, fuori dalle dinamiche di volontà altrui. Altro.

E sì, che abbia un amore sconfinato verso la natura lo si intuisce da come accompagna fuori le simpatiche vespe, che ogni tanto escono dai loro nidi tra le canne, facendole transitare delicatamente dal vetro di una finestra su un foglio, moderno mezzo di trasporto. E se chiedi se ha una passione lui risponde, mentre tu pensi sia legata alla agenzia delle entrate, architetture industriali. Perché lui Paolo è un uomo riflessivo, pensa e ripensa alle cose, le elabora e le rielabora, come in una partita doppia tutto alla fine torna. Dare e avere. Dare. 

Della crisi strisciante
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