Visioni d'insieme

Scarface, il mio nome è leggenda

Scarface, il mio nome è leggenda

Al Pacino aveva già alle spalle Serpico e il Padrino. Era nel gotha del cinema. 

Una sera come tante va al cinema, il Tiffany Theatre, assiste alla proiezione di un vecchio film di Howard Hawks e Richard Rosson del 1932, Scarface ispirato alla vita di Al Capone. Un film ambientato nella Chicago degli anni Venti con gli italo-americani che portano la mafia negli States. Vuole rifare quel film, chiama il suo agente e produttore Martin Bregman, ne parlano, decidono che quel film si può fare. Chiamano Sidney Lumet, che aveva diretto Pacino in Serpico, legge il racconto di Armitage Tail del 1929, da cui è tratta la prima versione di Scarface, ma immagina una storia diversa, va bene l’ascesa e il crollo di un criminale, ma non sarà un italo-americano, sarà cubano, uno dei 125mila che presero parte all’esodo di Mariel tra il 15 aprile e il 31 ottobre del 1980. Nascono così Tony Montana e Manny Ribera. Lumet voleva dare al film un taglio politico, Bregman no, il regista abbandona il progetto e al suo posto viene chiamato Brian De Palma che era impegnato nella regia di Flashdance. Lascia tutto e si butta a capofitto nel progetto di Pacino. Chiamano Oliver Stone per scrivere la sceneggiatura. Lui rifiuta, il film originale non gli era piaciuto, parla con Lumet che gli accenna l’idea di ambientarlo a Miami, nel pieno della guerra per la droga. Stone accetta. Per scrivere vola a Parigi, Los Angeles non era il luogo giusto per sconfiggere i suoi demoni personali. Dipendeva dalla droga a tal punto che l’unica soluzione per essere lucido era mettere un oceano tra sé e la cocaina. Prima però parlò con agenti della Dea, avvocati, criminali, andò in Bolivia e in Ecuador, voleva tratteggiare il profilo più fedele possibile a ciò che accadeva in quegli anni. Nasce Tony Montana, omaggio nel nome al giocatore di football dei San Francisco 49ers Joe Montana. Un personaggio spavaldo, arrogante, senza freni, violento, un maniaco della grandezza “Quando il mio corpo sarà cenere, il mio nome sarà leggenda”, farà dire Stone al suo personaggio.

Avevano una storia da raccontare. Ora bisognava trovare gli attori. De Niro rifiuta il ruolo di Tony Montana, Pacino si offre per farlo. Steven Bauer ottiene il ruolo di Manny senza neanche fare il provino, sarà preferito a John Travolta.

Per Elvira Hanckok Pacino pensa a Glenn Close, ma per Bregman non è adatta al ruolo. In lizza c’erano Geena DavisSharon StoneKelly McGillisCarrie FischerSigourney Weaver. Sceglieranno Michelle Pfeiffer.

Per la colonna Sonora chiamano l’italiano Giorgio Moroder, già vincitore di un Oscar, che plasma musiche diverse per ogni personaggio del film “Volevo qualcosa di un po’ misterioso, perché questo personaggio è molto complesso e di una misteriosità legata a Cuba. Volevo un po’ più di ritmo classico nella sequenza degli accordi. L’idea è partita da un cantante tedesco di nome Klaus Nomi che in una sua canzone arriva a dei livelli molto alti con la voce un po’ come Laurie Anderson in ‘O Superman’. Queste due canzoni mi hanno ispirato, perciò ho preso gli accordi e li ho messi nei cori e negli archi e in tutto il resto”.

Avrebbero dovuto girare il film a Miami, ma girarono voci che tra i finanziatori c’era Fidel Castro e questo non piacque alla comunità di esuli cubani. Il set fu spostato, alcune scene furono girate a Los Angeles, altre a New York, alcune agli Universal Studios. La villa di Tony Montana è villa El Fureidis, a Montecito a due passi da Santa Barbara. Qualche scena fu girata a Miami, con guardie armate a sorvegliare il set. Ci vollero 14 settimane per girare il film, dal 22 novembre 1982 al 6 maggio 1983.

Il giorno in cui si girava lo scontro a fuoco sul set arriva Steven Spielberg, una visita di cortesia tra amici. Spielberg si mette dietro la cinepresa e gira lui la scena.

Quando fu sottoposto alla Motion Picture Association of America fu censurato per tre volte. Ad ogni rating X De Palma tagliava qualcosa. Alla fine si rifiutò di tagliare ancora, si rischiava di perdere l’essenza del film. Chiamò alcuni suoi amici giornalisti che portano all’attenzione del pubblico quello che stava succedendo, ci fu un arbitrato, Bregman chiamò a testimoniare poliziotti, psichiatri, il capo dell’Organized Crime Bureau di Miami e il Time. Tutti furono d’accordo che il film tracciava uno spaccato reale del narcotraffico. Nulla di esagerato, fuori luogo, solo la cruda verità. Passò con 18 voti a favore su 20. Uscì nelle sale il 9 dicembre 1983. 

Lo schermo prende vita “Che avete da guardare? Siete solo una manica di coglioni. Sapete perché? Perché non avete il fegato per stare dove vorreste stare. Voi avete bisogno di gente come me. Vi serve la gente come me, così potete puntare il vostro dito del cazzo e dire Quello è un uomo cattivo. Beh? E dopo come vi sentite, buoni? Voi non siete buoni. Sapete solo nascondervi, solo dire bugie. Io non ho questo problema. Io dico sempre la verità, anche quando dico le bugie. Coraggio, augurate la buona notte al cattivo, coraggio. È l'ultima volta che lo vedete un cattivo come me, ve lo dico io. Forza, fate passare l'uomo cattivo. Attenti sta arrivando il cattivo!”.

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