Visioni d'insieme

Storie di donne a due voci

Storie di donne a due voci

Quarantadue anni sono passati da quando Carlo Formigoni partorì la compagnia teatrale Kismet, destinata ad un destino felice.

Otto anni dopo sceglie come casa un ex capannone industriale, una dichiarazione d’intenti, il teatro come luogo di incontro, fucina di idee, spazio condiviso. Nasce così il teatro che ha accolto, artisti, appassionati, giovani menti brillanti provenienti da tutta Italia, e non solo. Quel luogo che ha azzerato le distanze geografiche continua ad essere, come dichiarato con il suo primo vagito, un luogo che accoglie, un contenitore di idee.

La stagione 2023 quasi conclusa ha riproposto uno spettacolo nato proprio su quel palco largo come un orizzonte, Un'ultima cosa. Cinque invettive, sette donne e un funerale, di Concita De Gregorio, musica live di Erica Mou, con la regia di Teresa Ludovico.

Uno spettacolo intimo, immaginato come un’orazione funebre.

“Mi sono appassionata alle parole e alle opere di alcune ­figure luminose del Novecento. Donne spesso rimaste in ombra o all’ombra di qualcuno. Ho studiato il loro lessico sino a “sentire” la loro voce, quasi che le avessi di fronte e potessi parlare con loro. Ho avuto infine desiderio di rendere loro giustizia. Attraverso la scrittura, naturalmente, non conosco altro modo.. Un testo scritto per il teatro che qui si propone in una sorta di prima lettura, prima di consegnarlo a chi vorrà incarnarlo: una ‘interpretazione d’autore’” spiega De Gregorio. La voce della scrittrice e giornalista diventa a tratti potente, come nell’orazione di Dora Maar, fotografa, scrittrice, poetessa e nel mezzo amante di Pablo Picasso, e scivola via facendosi più sottile su  Amelia Rosselli, Carol Rama, Vivian Maier e Lisetta Carmi.

Il filo rosso che unisce le storie di queste donne forti è la voce profonda, graffiante e potente di Erica Mou, dove le uniche note arrivano dalle sue corde vocali e dal battito delle sue mani.

Conchita De Gregorio narra gli umori e l’essenza di queste donne, Erica Mou è la melodia che tutto compone. Sul palco poco altro, una pulizia che libera gli spazi, quella di Vincent Longuemare che ha creato un gioco di geometrie di quadri luminosi che contengono e poi liberano le due anime dello spettacolo.

Lo spettacolo si conclude, il sipario si chiude, gli spettatori escono dalla sala, prima di uscire lo sguardo si posa sulla lunga tavola apparecchiata per la cena. Il Kismet, luogo di incontro e di condivisione, immerso tra gli ulivi e i capannoni industriali.

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