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I colori di Archie

I colori di Archie

Archer Coffman ha un sorriso contagioso, i capelli rossi e la pelle ambrata. È un bambino solare, scopre il mondo esplorandolo.

Ma nonostante i suoi 5 anni cerca se stesso nei giocattoli con cui gioca, nei libri che legge all’asilo, nei cartoni che guarda in tv e non si trova.

Archer è un bambino molto amato, ha due mamme, quella che lo ha partorito e la mamma che lo sta crescendo. E ha imparato subito cosa sono le differenze di colore. “Non vedere il colore non aiuta” racconta la sua mamma dalla pelle bianca. L’uguaglianza è coesistenza e quando il piccolo Archie entra nella vita dei suoi nuovi genitori, la preoccupazione che “lui potesse vedere se stesso” diventa preponderante, un pensiero fisso. La mamma e il papà chiedono ad amici e parenti di regalare all’asilo frequentato da Archer, composto prevalentemente da bambini bianchi, libri e giocattoli che raffigurino la maggiore varietà possibile di colori, attitudini, origini. Ma non basta. Un bambino come Archer è una rarità. Archie continua a non vedersi.

La mamma decide di scrivere una lettera alla Fisher Price, che realizza i Little People, pupazzetti che rappresentano razze, abilità e generi differenti attraverso cinque personaggi: Eddie e Sarah, due gemelli biondi con gli occhi azzurri; Michael, un bambino afroamericano; Maggie, una ragazzina dai capelli ricci e castani e Sonia di origini asiatiche. La multiculturalità formato pocket con due miliardi di “piccole persone” vendute in oltre 60 Paesi nel mondo. Nikki, la mamma di Archer decide che quelle piccole persone erano lo strumento giusto per mostrare al mondo l’esistenza di un bambino come il suo. “Se doveste decidere di progettare una piccola persona con la pelle marrone e i capelli rossi, per favore fatecelo sapere” scrive nella sua lettera, sperando di essere ascoltata.

E come in ogni favola che si rispetti, un giorno il postino bussa alla porta con un gran pacco per i Coffman. Sopra c’è una lettera del vicepresidente del design di Fisher-Price, Gary Weber “La tua storia è stata condivisa con tutti coloro che hanno lavorato sulle figure di Little People che hai menzionato, e dire che ha cambiato la nostra giornata sarebbe un eufemismo. Tu e Archer ci avete ispirato! Sappiamo che quando i bambini giocano con Little People stanno giocando con scenari che vedono nel mondo che li circonda, e sentirsi parte di quel mondo è fondamentale”. 

Nella scatola ci sono decine di piccoli Archie perfettamente riprodotti.

Quando tra gli scaffali dei giocattoli non rivedeva se stesso Archie scuoteva la testa e diceva che “questo non va bene”. Sino a quel momento. Quando scopre tante piccole persone come lui, il suo pensiero cambia “Ho un esercito Archie” dice sorridendo prima di regalare i suoi Little People ai suoi amici.

La rappresentazione è importante. Così come la sua storia, raccontata al mondo da Today.com.

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