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Casa di Pulcinella, i burattini che aiutano a crescere

Casa di Pulcinella, i burattini che aiutano a crescere

Entrare nel teatro La Casa di Pulcinella e dimenticare la città, il porto, il traffico, le brutture, fuori dalla porta dalle grate necessarie.

Nel piccolo teatro nella vecchia Arena della Vittoria si respira l’odore prezioso del tempo, lontano dalle frenesie, qui tutto ha il sapore di una conversazione amabile tra burattini, che fanno bella mostra di sé nel piccolo museo. Direttore artistico de La Casa di Pulcinella, Paolo Comentale, scrittore, autore e interprete di spettacoli teatrali, di lunga esperienza.

Il Granteatrino nasce nel 1983, racconta Comentale, ma avevo già esperienza di teatro di strada e per bambini, fin dal 1976 quando  a Bari ci fu un corso di animazione teatrale che dette vita ad un interesse da parte di alcuni giovani che volevano lavorare su questo tema. Nel 79 ci fu un corso di teatro organizzato dall’Arci Bari, da qui nacque la compagnia del teatro Kismet. Dopo questa compagnia io pensai di lavorare sui burattini, con i burattini, e pensai di creare questo teatrino con amici, colleghi, appassionati che poi lungo la strada, nel corso del tempo, hanno fatto, come è giusto che sia, scelte  diverse. Sono rimasto un po’ da solo in questa esperienza”.

Le persone iniziano ad affluire mentre conversiamo con Paolo Comentale che prosegue nel narrarci la sua storia. “Nel 1984 facemmo una grande mostra al castello svevo di Bari su Pulcinella, una mostra in cui invitammo artisti a portare i loro pezzi. Nell’88 aprimmo La Casa di Pulcinella, prima  in Via Giulio Petroni nel quartiere Carrassi e poi qui, nello stadio della vittoria, in un quartiere difficile di una città difficile”.

Arrivano anche i primi bambini, del resto il teatro è pensato per loro, spiega Comentale “lo stadio è uno spazio orizzontale a differenza di tanti spazi in  città che si sviluppano in verticale e hanno tante pareti  e barriere. La forma teatrale  più antica realizzata dall’uomo  è l’arena, lo stadio.  I bambini entrano in questo posto e si accorgono che le regole valgono  e valgono per tutti. Sono delle regole chiare”.

Le grate grigie, posizionate dopo i tanti furti subiti, interrompono il cielo e lo spazio oltre il vetro, piccoli ometti spiano prima di entrare festanti e stupiti dalle scenografie lungo le pareti. “Noi diamo delle regole ai bambini, noi pensiamo che i bambini che vengono qui conservino un bel ricordo  e che da grandi porteranno i loro figli. Quando iniziammo questo lavoro pensavamo di incidere questa realtà, poi abbiamo capito che i nostri progetti vanno su binari paralleli che non si incontrano mai: la città e rimasta sempre così, ci sono problemi complessi che noi non riusciamo a risolvere”, c’è una nota di disincanto nella voce di Comentale, quasi una resa per chi ha iniziato dei percorsi per poi vederli contrastare.

Un burattino fa capolino dietro la tenda del corridoio di accesso al teatro, mantello dorato e corona in capo. Chi lo animi non si sa, cerca qualcuno. Ma chi? Comentale. A lui, che di bambini ne ha visti crescere tanti chiediamo se sono cambiati nel tempo. “I bambini no, risponde, sono cambiati i genitori. Sono molto fragili, disattenti, troppo premurosi. I bambini se lasciati da soli hanno risultati eccezionali. I genitori spesso hanno un’influenza nefasta.

 I bambini sono la nostra grande salvezza  ma il mondo attorno a loro è diventato più caotico più complesso”. 

Ride sornione il piccolo re. Si apre il sipario, si va in scena.

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