Nacque poverissima, ma volò sul tetto del mondo grazie alla sua voce e al suo talento che in tanti cercarono di ingabbiare.
Gabriele D’Annunzio la definì la “massima testimonianza di Venere in terra”. Trilussa per lei scrisse “Fior d’orchidea, il bacio dato sulla bocca tua, lo paragono al bacio d’una dea”.
Il principe russo Alexander Vladimirovich Baryatinsky, suo primo marito, nel tentativo di farle un regalo bello e sfavillante quanto lei, le regalò una collana di smeraldi talmente lunga che nonostante tre giri intorno al collo, le arrivava comunque al ventre. Un duca siciliano si finse autista e la accompagnò dappertutto per due mesi pur di vederla ogni giorno.
La scia degli uomini che si innamorarono di lei è infinita, tra i tanti ricordiamo Tito Schipa e Guglielmo Marconi.
Lina Cavalieri, la donna più bella del mondo, riceveva ogni giorno 1.300 fiori, tra rose ed orchidee, e secondo le cronache, ricevette 870 proposte di matrimonio. L’impossibilità di averla portò al suicidio ben sette pretendenti.
L’artista Piero Fornasetti vide il suo viso su una rivista francese e da quel momento divenne una specie di ossessione tanto da raffigurarla in centinaia di oggetti e tele.
La sua vita fu un romanzo, sin da quando, bambina nata in una famiglia povera, vendeva violette agli angoli delle strade. Fu la mamma ad accorgersi della sua splendida voce e a farle seguire lezioni di canto. Inizia così la sua carriera artistica, giovanissima si esibisce in un teatrino di piazza Navona e a soli 21 anni al Salone Margherita. Da lì una lunghissima serie di successi. Si esibisce a Le Folies Bérgères di Parigi il mondo la acclama e lei diventa la regina della Belle Epoque. Ma non le basta. Vuole diventare una cantante lirica. Si esibisce a Lisbona ne I Pagliacci di Leoncavallo. Un totale disastro. Ma nulla la ferma, neanche un insuccesso clamoroso.
Nel 1900 sale sul palco del San Carlo di Napoli per interpretare la Bohème di Puccini. L’eco del suo successo si dirama in tutto il mondo. Si esibisce a Pietroburgo, Berlino, Londra. La vogliono ovunque. Per la sua voce incredibile e per la sua bellezza sensuale che ammalia tutti.
La sua voce solca l’oceano e lei vola a New York per esibirsi al Metropolitan Opera insieme ad Enrico Caruso. Interpreta la Fedora e quando sul palco bacia appassionatamente Caruso l’America puritana insorge e la stampa la definisce “The kissing primadonna”. Nasce il mito.
Si sposa 5 volte, ma tutti i suoi legami durarono poco. Lei amava solo la sua arte mentre gli uomini volevano solo rinchiuderla in una gabbia dorata dove ammirarla a loro piacimento. Disse no allo zar Nicola II, che cercò di farle lasciare le scene. Preferì divorziare dal suo principe russo che disperato annegò nell’alcol sino a morire a soli 40 anni.
Poi ci fu il ricco americano Robert E. Chanler, ma anche in quel caso il matrimonio durò pochissimo, una settimana appena. Nessuno poteva spezzare le ali di Lina. Lei che voleva solo volare sostenuta dal suo canto.
Nella sua lunga carriera calcò i palchi dei teatri più prestigiosi del mondo: l’Imperiale di Varsavia, l’Acquarium di Pietroburgo, il Massimo di Palermo, il Lirico di Milano, il Carlo Felice di Genova.
Nel 1913 sposa il tenore Lucien Muratore e decide di lasciare il teatro.
“Mi ritiro dall’arte senza chiasso dopo una carriera forse troppo clamorosa” disse dopo aver preso la sua decisione.
Clamorosa fu non soltanto la sua carriera, ma la sua intera vita. Contribuì a creare quell’alone di mistero che la circondava per nutrirne il mito, ma mantenne sempre il più stretto riserbo sulla sua vita personale. In particolare sul suo unico figlio, Alessandro, avuto dal suo primo maestro di canto, di cui non parlo mai. Si sa solo che Lina non dimenticò mai quei soldi ricevuti come un frettoloso “risarcimento per l’accaduto” e anni dopo, ormai famosa, restituì all’uomo che senza pensarci troppo l’aveva resa madre a 17 anni, la somma ricevuta.
Tenta la via del cinema, ma senza successo. Divorzia da Muratore e sposa Giovanni Campari, con il quale ritorna in Italia, veleggiando sul mare rosso del drink più famoso del mondo.
Ma anche in questo caso il “per sempre” non esiste. L’ultimo suo compagno di vita è Arnaldo Pavoni. La storia questa volta ha un finale tragico. Lina muore nella sua villa a Firenze durante un bombardamento alleato l’8 febbraio del 1944.
Di lei oggi resta quel volto che tanto ha ossessionato Fornasetti “Il volto di Lina Cavalieri è un vero e proprio archetipo: la quintessenza di un’immagine di bellezza classica, come una statua greca, enigmatica come la Gioconda. Cosa mi ispira a fare più di 500 variazioni sul viso di una donna? Non lo so. Ho cominciato a farle, e non mi sono mai fermato”.