Visioni d'insieme

Tagrafo, i colori, le visioni

Tagrafo, i colori, le visioni

I colori, esuberanti, vivono di contrasti e di assonanze, la luce abbaglia o, speranzosa, illumina il buio.

Mai cupo, ma rivelatore di magici misteri. I verdi e gli azzurri si diffondono incontenibili come il mare di Puglia e i rossi infiammano come canne al vento. Tommaso Armenise, alias Tagrafo, grafico, illustratore, scrittore creativo rivela la sua visione nella mostra personale “Donne, Mare, Sud – e altre storie…”, racconti che hanno il profumo dell’estate, della sabbia, dell’acqua del mare, del vento tra i capelli, dei fichi d’india, dei panni stesi al sole, dei tramonti accecanti. Storie che rivelano tutto ciò che alberga nel suo cuore, dalla fantasia di un poeta al sapore caldo dell’infanzia.

Con chi a sceso le scale lei?

In realtà è una figura universale quella che ho deciso di rappresentare, si tratta di un legame che tutti noi dovremmo ricercare,  riuscire a trovare. Quella poesia (Ho sceso dandoti il braccio di Eugenio Montale - ndr) trasferisce in maniera così malinconica un legame che potrebbe sembrare inarrivabile. Ma salire piccoli gradini, metaforicamente,  riesce a portarci a un buon risultato. Tutti noi quotidianamente dovremmo fare un piccolo sforzo per salire un gradino con i nostri compagni e compagne e riuscire ad arrivare a una pace che poi culminerà alla fine della scala, un giorno, e ne porteremo con noi un ricordo assolutamente indelebile.

Le sue immagini sono ricordi ma soprattutto visioni?

Sono momenti, delle piccole sfide nei confronti di chi fruisce l’opera. La volontà è quella di sfidare chi osserva l’opera a scoprire, a immaginare quello che c’è al di là della cornice, oltre i bordi, infondo voglio raccontare tante storie. Sembrano momenti statici invece sono storie lunghe con una linea temporale che va indietro e in avanti rispetto al momento che ho deciso di fermare. Quello che accomuna la parte principale di questa mostra è la volontà di lentezza, di immobilismo che ci viene naturale nel momento in cui la stagione che io chiamo primordiale, l’estate torrida pugliese, ci vincola alcune volte a fermarci e solo allora probabilmente riusciamo a godere e capire un po’ meglio cosa significa il legame con la nostra terra, il legame con i nostri sentimenti e con le nostre emozioni. Quando siamo obbligati da qualcosa  a fermarci, siamo in grado di vedere delle cose che ci sfuggono. Decido che la donna è la figura principale di queste opere perché, in quanto figlia della terra, madre dei nostri figli è quella che meglio può rappresentare l’archetipo che in qualche modo è la figura principale della mia mostra.

La musica che ruolo riveste?

La colonna sonora delle opere che ho scelto non è casuale, è stata parte integrante della produzione, parte integrante delle emozioni che in qualche maniera hanno addirittura arricchito l’opera. Ho anche rubato in maniera bonaria le sfumature che grandi artisti sono riusciti a inserire nei loro pezzi riuscendo a raccontare delle cose che io probabilmente saprei solo raccontare attraverso delle immagini. Le musiche sono un supporto fondamentale della vita e delle mie opere.

L’uso dei colori è molto particolare, sono sempre molto brillanti e luminosi.

I colori per me sono geografici, sono quelli che prendo dalla nostra terra, dalla stagione a cui mi sono ispirato. Sicuramente sono fortemente legati anche all’espressività dell’attimo che voglio raccontare. Ci sono quelli più sanguigni e più violenti come nell’opera Naufragio dove c’è quasi una purificazione della donna con un colore rosso che è quasi mestruale ed è un momento di forte rottura. Ci sono poi i colori pacifici e pastello che sono volti a sottolineare la pace interiore che si ritrova in determinati momenti. Quelli più cupi notturni e quelli più favolistici delle opere che ricordano la magia dell’illustrazione per l’infanzia. Ci sono alcuni tratti che per me sono particolarmente importanti che inserisco alcune volte in illustrazioni di quel tipo che sono poi le immagini più favolistiche e più fantasiose in modo che il fruitore può ritrovare quel bambino, che a volte dimentichiamo, che alberga in noi.

In ogni sua opera c’è sempre un’emozione, parte da lì?

Parto da una storia che si basa sempre su un’ emozione personale. Fondamentalmente c’è una vena di malinconia, l’ho scoperto ultimamente riguardando delle mie cose. Questa malinconia può probabilmente essere utile a ritrovare delle cose che avevi dimenticato o che avevi messo da parte in una scatola, come nella storia che ho disegnato, La scatola dei grandi campioni che ho immaginato come una spinta a ritrovare quella fase di gioco, di spensieratezza e anche quella di lentezza. A volte c’è qualcosa che il destino ti mette in faccia per farti ritrovare un’emozione, un ricordo, un legame talmente forte che ci devi ritornare per fare cose anche per una semplice partita a Subbuteo, come nel caso della storia che ho voluto raccontare.

 

 

La mostra è visitabile - dal martedì al sabato, dalle 10.30 alle 13 e dalle  15 alle 19.00, domenica dalle 9.30 alle 12 - sino al 16 ottobre nella chiesa di Santa Teresa dei Maschi a Bari.

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