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Marie Curie, il coraggio di perseverare

Marie Curie, il coraggio di perseverare

È il 1918, Marie Curie, Maria Salomea Sklodowska, ha già ricevuto il Premio Nobel per la Fisica nel 1903 e quello per la Chimica nel 1911. 

La prima Guerra mondiale è finita e lei è stata in prima linea al volante di una “petit Curie”, furgoncino equipaggiato con una macchina ai raggi X che lei stessa ideò e che fu utile nell’individuazione precisa di dove intervenire chirurgicamente sui militari negli ospedali sul fronte. 

È il momento di tornare ai suoi studi. Con quali risorse? Nelle sue memorie, Marie Curie, scrive “La nostra società, nella quale regna un volgare desiderio di lusso e ricchezza, non comprende il valore della scienza, né il fatto che questa fa parte del suo patrimonio spirituale più prezioso, né che è la base di tutti progressi che rendono più facile la vita e alleviano le sofferenze. Al giorno d’oggi, né le pubbliche amministrazioni né la generosità di qualche individuo danno agli scienziati il sostegno e i mezzi necessari per svolgere un lavoro efficace”. 

I soldi arriveranno dagli Stati Uniti d’America, grazie ad una giornalista, Marie Mattingly Meloney, che organizzò una raccolta fondi per comprare un grammo di radio utile per continuare  le ricerche.  

Una donna tenace e caparbia, Marie Curie, che aveva inseguito il suo sogno di scoprire e studiare lasciando la natia Polonia, dove le donne non potevano accedere all’università, per approdare a Parigi, città degli studi e del matrimonio con Pierre. Una vita segnata dalla volontà ferrea di lasciare un segno indelebile nella scienza, ma anche in un mondo allora, come oggi, troppo maschilista. Due lauree, dottorato in campo scientifico, individua un nuovo elemento il polonio e poi il radio. Nel 1903 la notizia del conferimento del Nobel, prima donna. Anche se in un primo momento l’Accademia delle Scienze di Francia propose Pierre Curie e Henri Becquerel. Alcune settimane prima dell’ufficializzazione dei nomi dei premiati, il matematico e membro dell’Accademia svedese Gösta Mittag-Leffler avvisò Pierre Curie dell’esclusione di Marie.  Pierre scrisse all’Accademia  svedese comunicando che avrebbe rinunciato al premio se non fosse stata indicata anche Marie. Il premio andò a tutti e tre, ma non quello economico che fu diviso in due, metà a Becquerel e l’altra ai due coniugi. Nel 1905 quando a Stoccolma ritirarono formalmente il premio, Marie per volontà dell’Accademia era tra il pubblico. Pierre nel suo discorso, dopo aver spiegato ai presenti che fu Marie Curie a scoprire la radioattività del nuovo elemento, disse  “È lecito anche pensare che il radio può essere molto pericoloso in mani criminali, e a questo riguardo conviene domandarsi se sia un bene per l’umanità conoscere i segreti della natura, se l’umanità sia preparata a trarre benefici da essi, o se conoscerli non le possa risultare di danno”

Nel 1906 Pierre morì, e a Marie, che aveva rifiutato il vitalizio offerto dal Governo, fu offerta la cattedra della Sorbona che era stata del marito. “La prima donna professoressa alla Sorbona”, la copertina che le venne dedicata da un settimanale francese. Marie continuò le sue ricerche. Nel 1910 propose la sua candidatura per il posto all’Accademia delle Scienze. In un mondo dominato dai maschi non era facile per lei battere il suo avversario che non aveva titoli altrettanto validi. Ma parte della stampa francese osteggiò la candidatura, lei era straniera e gran parte delle sue scoperte le aveva fatte con il marito Pierre.  Marie perse, per due voti.  

Il suo secondo Nobel, per la chimica, arrivò nel 1911, in un periodo buio, dove la sua nazione di adozione, la Francia e la stampa francese le avevano riservato un attacco senza precedenti per la relazione con Paul Langevin. Albert Einstein le scrisse in una lettera “Mi sento in obbligo di dirle quanto ammiro la sua intelligenza, i suoi fini e la sua onestà”. Contrariamente ai pareri e ai suggerimenti di non recarsi a ritirare il Nobel, Marie andò a Stoccolma e tenne il suo discorso. Non smise mai di portare avanti le sue idee e le sue ricerche, fu la malattia a fermarla nel 1934. Prima di morire distrusse ciò che non voleva fosse lasciato ad altri. Conservò le lettere con Pierre. I suoi appunti, i libri di cucina, tutto rigorosamente sigillato, sono conservati nella Biblioteca Nazionale di Parigi. Chi vuole consultarli deve indossare abiti protettivi perché radioattivi. Le sue spoglie e quelle di Pierre sono dal 1995 al Pantheon di Parigi. Marie e Pierre Curie non hanno mai tratto vantaggi economici derivanti dai brevetti delle loro scoperte. Né Marie lo fece in seguito. A consolidare la consuetudine al Nobel ci pensò la figlia dei coniugi Curie, Irene, che con suo marito Frèdèric lo ricevette per la Fisica nel 1935. Nel suo discorso alla cerimonia disse “in questo momento ricordo in particolare la nostra indimenticabile maestra Marie Curie”.

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