L'apocalisse dell'indifferenza


"Io se fossi Dio preferirei il secolo passato, dove si odiava e poi si amava e si ammazzava il nemico"questa frase è tratta da "Io se fossi Dio" di Giorgio Gaber.E' una frase forte, dal tono polemico, ma certamente un tentativo deciso di risvegliare le coscienze, un richiamo, un appello poetico, cantato, necessario.E' necessario ancor di più oggi rispetto a quando lo cantava Gaber, perché l'indifferenza aumenta, dilaga, la superficialità è padrona, è normalità. Questo nostro mondo cerca sempre con maggior prepotenza di annichilirci, di renderci uomini senza cervello, senza alcuna facoltà, senza neppure l'amore, il sentimento per "antonomasia", che secondo una "curiosa" etimologia latina deriverebbe dalla composizione di a-mors, ovvero "senza morte", da cui emerge la potenza del sentimento, una forza tale da sottrarre alla morte chi lo prova, da sottrarre alla morte chi ne è oggetto, in modo imperituro. Il sentimento dell'amore però è un dialogo, lo si prova sempre verso qualcuno o qualcosa, ogni giorno è una spinta nuova per amare, per essere e per rendere vivi. Senza affezione, senza interesse, senza meraviglia e quindi senza amore, c'è morte, c'è il buio e più nulla oltre, solo decadenza, disperazione. Possiamo verificarlo in qualsiasi ambito, possiamo percepire ovunque il sentimento di indifferenza, l'assenza di meraviglia, di passione: è difficile indignarsi e quando riesce è impossibile manifestarlo, esprimere dissenso, provare un pensiero divergente senza essere qualificati come diversi, come strani e soprattutto pericolosi, dal potenziale "sovversivo"; è palpabile la banalità in cui si vaga, forse meno percepibile, in quanto assuefatti, la nebbia sempre più fitta che offusca i sensi e la ragione.Siamo forse troppo deboli per essere davvero liberi? Siamo forse incapaci di cogliere la libertà che ci viene offerta come fosse un privilegio? No, io non credo, forse siamo solo uomini e in quanto tali dobbiamo imparare a gestire l'istinto, a gestire l'amore riconoscendone il valore, l'importanza e quindi dobbiamo imparare ad amarci, ad amare gli altri, ad amare il mondo intorno a noi, ad amare, preservare e custodire quanto di bello siamo in grado di realizzare, secondo un costante rapporto di dialogo tra "noi" e il cosmo.

Proprio cogliendo l'invito, anzi la provocazione, di Gaber dovremmo ritornarealla passione, al coraggio di negare, alla forza di affermare, di riconoscere il giusto, l'armonia, la bellezza, a partire da ciò che ci è vicino, da noi stessi, dalla nostra comunità, fino al "nostro" paese ed al "nostro" Mondo, essendone motori ed ingranaggi, ma anche narratori , impegnandoci ogni giorno per raccontare le esperienze positive, per raccontare la grandezza della nostra esistenza, della nostra civiltà che pur in modi differenti l'uomo ha sempre manifestato; ma anche per denunciarne le negatività ed esserne coscienti, consapevoli, per divenire parte attiva di un cambiamento positivo e propositivo.

E' il momento di svegliarci dal letargo dell'indifferenza, di far rifiorire il nostro intelletto in una nuova primavera, di sentirci liberi, liberi di essere ciò che sappiamo e possiamo essere Basta con l'apatia, è necessario recuperare la partecipazione, raccontarla. "Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita." A. Gramsci 

Democrazia, reale o apparente?
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