Visioni d'insieme

Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani

Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani

Nell’anniversario dell’assassinio di Aldo Moro pubblichiamo la lettera scritta durante la prigionia al segretario della DC Zaccagnini.

20 aprile 1978

«Caro Zaccagnini, mi rivolgo a te ed intendo con ciò rivolgermi nel modo più formale e, in certo modo, solenne all’intera Democrazia Cristiana, alla quale mi permetto d’indirizzarmi ancora nella mia qualità di Presidente del partito. E’ un’ora drammatica. Vi sono certamente problemi per il Paese che io non voglio disconoscere, ma che possono trovare una soluzione equilibrata anche in termini di sicurezza, rispettando però quella ispirazione umanitaria, cristiana e democratica, alla quale si sono dimostrati sensibili Stati civilissimi in circostanze analoghe, di fronte al problema della salvaguardia della vita umana innocente. Ed infatti, di fronte a quelli del Paese, ci sono i problemi che riguardano la mia persona e la mia famiglia. Di questi problemi, terribili ed angosciosi, non credo vi possiate liberare, anche di fronte alla storia, con la facilità, con l’indifferenza, con il cinismo che avete manifestato sinora nel corso di questi quaranta giorni di mie terribili sofferenze. Con profonda amarezza e stupore ho visto in pochi minuti, senza nessuna seria valutazione umana e politica, assumere un atteggiamento di rigida chiusura. L’ho visto assumere dai dirigenti, senza che risulti dove e come un tema tremendo come questo sia stato discusso. Voci di dissenso, inevitabili in un partito democratico come il nostro, non sono artificiosamente emerse.

La mia stessa disgraziata famiglia è stata, in un certo modo, soffocata, senza che potesse disperatamente gridare il suo dolore ed il suo bisogno di me. Possibile che siate tutti d’accordo nel volere la mia morte per una presunta ragion di Stato che qualcuno vividamente vi suggerisce, quasi a soluzione di tutti i problemi del paese? Altro che soluzione dei problemi. Se questo crimine fosse perpetrato, si aprirebbe una spirale terribile che voi non potreste fronteggiare. Ne sareste travolti. Si aprirebbe, insanabile, malgrado le prime apparenze, una frattura nel partito che non potreste dominare.(…)Ricordate, e lo ricordino tutte le forze politiche, che la Costituzione Repubblicana, come primo segno di novità, ha cancellato la pena di morte. Così, cari amici, la si verrebbe a reintrodurre, non facendo nulla per impedirla, facendo con la propria inerzia, insensibilità e rispetto cieco della ragion di Stato che essa sia di nuovo, di fatto, nel nostro ordinamento. Ecco nell’Italia democratica del 1978, nell’Italia del Beccaria, come in secoli passati, io sono condannato a morte. Che la condanna sia eseguita, dipende da voi. A voi chiedo almeno che la grazia mi sia concessa; mi sia concessa almeno, come tu Zaccagnini sai, per essenziali ragioni di essere curata, assistita, guidata(che) ha la mia famiglia. La mia angoscia in questo momento sarebbe di lasciarla sola – e non può essere sola – per la incapacità del mio partito ad assumere le sue responsabilità, a fare un atto di coraggio e responsabilità insieme. Mi rivolgo individualmente a ciascuno degli amici che sono al vertice del partito e con i quali si è lavorato insieme per anni nell’interesse della D.C.(…) Pensateci bene cari amici. Siate indipendenti. Non guardate al domani, ma al dopo domani. Pensaci soprattutto tu, Zaccagnini, massimo responsabile. Ricorda in questo momento – dev’essere un motivo pungente di riflessione per te – la tua straordinaria insistenza e quella degli amici che avevi a tal fine incaricato – la tua insistenza per avermi Presidente del Consiglio Nazionale, per avermi partecipe e corresponsabile nella fase nuova che si apriva e che si profilava difficilissima. Ricordi la mia fortissima resistenza soprattutto per le ragioni di famiglia a tutti note. Poi mi piegai, come sempre, alla volontà del Partito. Ed eccomi qui, sul punto di morire, per averti detto di si ed aver detto di si alla D.C. Tu hai dunque una responsabilità personalissima. Il tuo si o il tuo no sono decisivi. Ma sai pure che, se mi togli alla famiglia, l’hai voluto due volte. Questo peso non te lo scrollerai di dosso più. Che Dio t’illumini, caro Zaccagnini, ed illumini gli amici, ai quali rivolgo un disperato messaggio.

Non pensare ai pochi casi nei quali si è andati avanti diritti, ma ai molti risolti secondo le regole dell’umanità e perciò, pur nelle difficoltà della situazione, in modo costruttivo. Se la pietà prevale, il Paese non è finito.

Grazie e cordialmente. Tuo Aldo Moro».

 

La lettera scritta come le altre su fogli a quadretti fu recapitata insieme alla seconda lettera destinata a papa Paolo VI e a una lettera per la moglie nella quale le chiedeva di recapitare le due lettere rivolte al segretario Benigno Zaccagnini e al papa.

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